I capricci più frequenti tra i bambini e come gestirli

I capricci più frequenti tra i bambini e come gestirli


Tre capricci frequenti nei bambini e come gestirli?

Sono molti i comportamenti dei bambini che chiamiamo capricci. Capricci diversi in età diverse. 

Più i bambini sono piccoli e più il capriccio assume la forma di reazione istintiva, incontrollata, di fronte alla richiesta di dover fare o interrompere un’attività.

Man a mano che il bambino cresce i capricci possono assumere una forma più regolata, grazie alle acquisite capacità linguistiche che lo aiutano a esprimere e gestire il proprio stato d’animo.

Tra i capricci più frequenti possiamo pensare a quelli che si manifestano al momento: 

  • di interrompere un’attività di gioco
  • al momento di andare all’asilo o a scuola
  • o al momento di andare a dormire

Alla base di quello che etichettiamo come capriccio in realtà c’è sempre un bisogno o un disagio, che preme per essere riconosciuto.

Tutti i capricci esprimono il dispiacere o la difficoltà che  il bambino vive in quel momento e la cosa migliore che si può fare è di mettersi nei suoi panni e cercare di vedere le cose dal suo punto di vista per capire quale è la difficoltà.

Un capriccio non rappresenta un dispetto contro il genitore ma comunica qualcosa.

Quando fa i capricci perché non vuole smettere di giocare, in effetti sta esprimendo il dispiacere per dover interrompere una cosa piacevole e quello che il genitore può fare è condividere e comprendere il dispiacere, accettandone l’espressione, pur rimanendo fermo nelle decisioni

Quando fa i capricci perché non vuole andare a scuola o a dormire il bambino sta esprimendo la difficoltà di separarsi, la paura e la tristezza di allontanarsi dalle persone care.

Ha allora soltanto bisogno di essere rassicurato, di saper che non è solo e che ha accanto adulti disposti ad ascoltare e aiutare.

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Dimmi che regalo fai e ti dirò chi sei

Dimmi che regalo fai e ti dirò chi sei


Intervista su Fanpage

Natale tempo di regali. Esiste anche una psicologia del dono: ogni regalo che facciamo infatti racconta sempre qualcosa di noi. Ne abbiamo parlato con la psicologa Patrizia

Natale tempo di regali. La scelta di un regalo dice sempre qualcosa di noi, del rapporto che abbiamo con la persona a cui stiamo facendo un dono? 

Sicuramente sì la scelta del regalo dice chi siamo. Attraverso il regalo esprimiamo sicuramente quello chi siamo come anche quello di cui abbiamo bisogno e desideriamo personalmente, tanto che a volte regaliamo oggetti che in realtà vorremmo ricevere. Un regalo può essere impegnativo può manifestare la difficoltà per esempio di esporsi. Se siamo in generale molto sensibili al giudizio degli altri, di chi riceve il nostro regalo, e sentiamo molto il rischio di essere in qualche modo conosciuti riconosciuti e valutati in base alle scelte di regalo che facciamo.

Attraverso il regalo sicuramente esprimiamo il tipo di rapporto che abbiamo con la persona a cui dedichiamo il dono quanto la conosciamo e quanto siamo in sintonia con i suoi bisogni e desideri quindi sicuramente si

C’è chi sceglie di regalare un’esperienza anziché un dono materiale, come un weekend fuori, un massaggio, una giornata in una Spa.

Sì ultimamente sono abbastanza utilizzate le smart box che sono regali più focalizzati sull’esperienza che sull’oggetto è un po’ come dire alla persona di prendersi cura di sé e di prendersi uno spazio di relax, di rallentare un po’ nei ritmi e di volere in qualche modo essere partecipe dell’esperienza che si che si sollecita magari provando sia il piacere di averla regalata sia identificandosi con il piacere che proverà la persona nell’usufruire di quell’esperienza

Chi realizza il regalo a mano? Che messaggio trasmette?

Realizzare un regalo a mano significa sicuramente dedicare del tempo alla persona a cui il regalo è dedicato. Il regalo fatto a mano ha in genere una connotazione maggiormente affettiva, questo dedicare del tempo e fare le cose e con le proprie mani con la propria attività.
spesso è anche n modo per contenere le uscite economiche.

Chi invece sceglie un regalo freddo, un elettrodomestico, un dispositivo tecnologico?

Sicuramente chi sceglie questo tipo di elettrodomestici va molto sulla funzionalità sull’utilità di un regalo. Può avere ugualmente una connotazione molto affettiva se si conosce bene il destinatario e si sa che è un un oggetto di cui effettivamente ha bisogno.

Diversamente rappresenta comunque l’utilità del regalo e perciò espone meno la persona a eventuali valutazioni perché un elettrodomestico può sempre essere utile

Chi opta per un regalo intimo cosa vuole dire alla persona che lo riceverà?

Non so cosa si intende per regalo intimo se pensiamo a un capo intimo di abbigliamento questo sta a significare magari una certa confidenza e intimità con la persona a cui si rivolge il regalo o anche il desiderio di aumentare l’intimità con quella persona in questo caso non è detto che sia ricambiato, anzi potrebbe essere vissuto da chi lo riceve come un eccesso di vicinanza, un’invadenza, una mancanza di sintonia

Ma esiste il regalo perfetto?

In realtà no non esiste il regalo perfetto può essere perfetto per chi lo compra non necessariamente per chi lo riceve. In generale chi cerca il regalo perfetto sta indicare che si ha paura di deludere le aspettative. Se proprio vogliamo, può essere perfetto un regalo che tiene conto dell’effettivo desiderio/bisogno del destinatario. È il regalo fatto pensando a chi lo riceverà e non al valore generale di un oggetto o un’esperienza

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Come abituarsi al cambio ora: gli effetti dell’ora solare su corpo e mente  continua su: https://www.fanpage.it/stile-e-trend/benessere/come-abituarsi-al-cambio-ora-gli-effetti-dellora-solare-su-corpo-e-mente/ https://www.fanpage.it/

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Domenica si dorme un’ora in più e si torna all’ora solare: degli effetti “collaterali” su corpo e mente ne abbiamo parlato con la psicoterapeuta Patrizia Mattioli.

Si tratta di spostare le lancette soltanto di un’ora, eppure per tantissime persone l’ultima domenica di ottobre è sempre un dramma. Nonostante si guadagni un’ora di sonno, il ritorno all’ora solare, per molti è estremamente sgradito. “Sono probabilmente più sensibili al cambio le persone che sono già provate dai ritmi della vita quotidiana – ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicotereapeuta Patrizia Mattioli – Per loro il cambio dell’ora rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso”.

Gli effetti del cambio ora sul sonno

Con l’ora solare si dorme di più, le lancette si spostano all’indietro e si recupera un’ora di luce al mattino. Ma cambiano i nostri rimi circadiani, ovvero il nostro orologio interno che regola molte funzioni cicliche del nostro corpo. “I ritmi circadiani consistono proprio nell’alternanza di sonno e veglia nell’arco delle 24 ore. E possono essere necessari alcuni giorni affinché il nostro orologio interno si adatti al nuovo orario” spiega Mattioli. Non sorprendiamoci allora se andiamo incontro a qualche disturbo del sonno

dopo il cambio ora: si tratta di un evento assolutamente normale dovuto proprio all’impatto di quell’ora “guadagnata” sui nostri ritmi circadiani.

Le conseguenze del cambio ora sul corpo

Oltre a causare problemi con il sonno, il ritorno all’ora solare può provocare anche degli effetti collaterali sul corpo, come la cefalea o una maggiore stanchezza. “Molte conseguenze del cambio d’ora come spossatezza, affaticamento, irritabilità e malumore, sono fisiologiche e legate al brusco cambiamento. Ma nella maggior parte dei casi sono spesso di lieve entità e si attenuano fino a scomparire con l’avanzare delle settimane, man mano che ci si riadatta al nuovo orario” chiarisce Mattioli.

Gli effetti del cambio ora su mente e umore

Il cambio dell’ora influisce moltissimo anche sull’umore, tendenzialmente peggiorandolo. “L’ora solare si va a inserire nel nostro modo di vivere, che è già abbastanza stressante fatto di una routine poco rispettosa dei ritmi umani più basilari, ma le reazioni dipendono molto da come ci trovano, da quanto siamo in equilibrio in quel preciso momento”. Le reazioni sono diverse non solo da persona a persona, ma si può essere anche diversi da sé stessi con il passare degli anni. “Per molti spostare le lancette in avanti (quando c’è il passaggio all’ora legale) genera un miglioramento netto del tono dell’umore perché quell’ora di luce in più la sera ha un effetto molto positivo (anche se stancante visto che si dorme un’ora in meno) e toglierla ha il suo effetto opposto, per altro le giornate sono già più brevi e tornare indietro di un’ora dà l’impressione di ritrovarsi ancora più al buio e in qualche modo sentirsi catapultati nell’inattività”. La riduzione dell’esposizione alla luce solare infatti influenza moltissimo il nostro stato d’animo. “Il ritmo circadiano si regola proprio con la luce del giorno e il buio della notte ed il ritmo sonno veglia è anche quello che regola il difficile equilibrio degli ormoni”. Pensiamo a chi esce per andare a lavorare al mattino presto quando ancora non è sorto il sole e rientra che è già buio. “Alzarsi presto, attivarsi prima del resto della natura, senza luce solare, e uscire quando non è ancora sorto il sole è più faticoso per il corpo. La luce del mattino è preziosa per innescare i ritmi naturali del corpo e influisce ovviamente anche sull’umore”. Poi ogni persona, a seconda dello stato psicologico e fisiologico in corso, può reagire in modo molto diverso. “Chi trae giovamento dall’ora legale, può vivere peggio il ripristino dell’ora solare e il contrario vale per chi invece l’ora legale la subisce. Anche qui vale molto il momento di vita personale. In generale andare verso la stagione invernale significa meno vita all’aperto, meno luce, meno uscite e vita sociale e questo può avere una ripercussione maggiore in chi attraversa un momento di maggiore fragilità, di maggiore sensibilità o ha già una flessione dell’umore per altri motivi, in chi insomma è già in un momento di vita più critico – continua Mattioli – “D’altra parte molti amano l’autunno anche per questo, per le sue caratteristiche perché rallenta tutto, spegne in qualche modo il calore dell’estate, ci autorizza a rintanarci e godere della comodità casalinga, e quell’ora di sonno rubata che ritorna è molto gradita”.

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Coronavirus, i giovani sono i più fragili: occorre proiettarli verso il futuro

Coronavirus, i giovani sono i più fragili: occorre proiettarli verso il futuro

Le restrizioni attuali riattivano i vissuti legati alla prima ondata

Le restrizioni legate al Coronavirus nella sua seconda ondata, se pur meno drastiche rispetto a marzo e aprile, stimolano reazioni di sofferenza e insofferenza anche forti, perché vanno a riattivare i vissuti della prima ondata quando del tutto inaspettatamente ci si è visti privare dell’autonomia e della libertà di muoversi e stare con gli altri.

Non tutti hanno reagito male

In realtà non tutti hanno reagito in modo negativo alle restrizioni. Per molti la forzata inattività ha acquietato molte tensioni legate alle difficoltà di affrontare ogni giorno i propri compagni di classe per esempio, i sentimenti di inadeguatezza o di esclusionedi fronte ai colleghi di università o di lavoro. La pandemia ha legittimato molti evitamenti e indirettamente consentito di recuperare qualche punto nell’autostima (“non sono io che non riesco o non ce la faccio ad uscire, ad affrontare, ecc: è che non si può”), di godere di una sospensione del disagio.

Il futuro si fa più lontano

Soffre forse di più chi è più integrato nel suo ambiente, più adattato alle condizioni precedenti. Si parla molto del disorientamento, della paura per il futuro soprattutto negli adolescenti e nei giovani in generale, che cominciano ora ad avere un senso di futuro e questo si presenta già più lontano, meno raggiungibile.

La paura del contagio ha il suo peso ma quella immediatamente successiva è “la paura di non vedere la fine di questa deprivazione sociale”. Il non avere la giornata scandita dagli impegni scolastici crea un grande vuoto che la didattica a distanzacerto non riesce a riempire.

Meno male che ci sono i social!

In adolescenza e prima giovinezza, la socialità è molto per il completamento dell’identità personale, per l’integrazione del lavoro costruito fino a quel momento, è la “zattera” verso la relativizzazione delle figure genitoriali e lo svincolo dalla dipendenza da loro. La pandemia fa girare le cose al contrario: l’istinto spinge all’esplorazione, la pandemia costringe all’inattività.
Meno male che c’è Whatsapp! Meno male che c’è Instagram! Fino a un anno fa sembravano una maledizione, ora sembrano il contrario.

Che ricaduta avrà tutto questo nell’identità personale? Ne ritarderà il percorso aumentando il rischio e la percentuale di identità liquide, o al contrario, ricorrere a una socialità virtuale anticiperà la capacità di percepire il possibile oltre che il reale? Certo è presto per dirlo.

I giovani sono l’anello più fragile

Si parla molto oggi del disagio psicologico e non mancano consigli concreti su cosa fare o cosa evitare di fare, consigli a volte difficili da mettere in pratica. I nostri giovani sono l’anello più fragile per la ricaduta emotiva: non più bambini e non ancora adulti, non hanno ancora consolidato gli strumenti psicologici necessari.

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