Non sempre e non per tutti è così. Non bisogna per forza avere avuto una vita difficile per soffrire il Natale. A ognuno di noi è capitato un anno diverso, meno gioioso. Un anno in cui magari abbiamo dovuto affrontare prove difficili: conflitti, separazioni, perdite.Alla sofferenza per le vicende, si aggiunge spesso il senso di colpa e di inadeguatezza per non essere in sintonia con le festività e l’impressione di doversi nascondere dietro la maschera dell’allegria e della felicità.Dover riunire la famiglia con il senso della mancanza o dell’infelicità che l’accompagna, per chi sta affrontando i conflitti o una famiglia non ce l’ha più può diventare una prospettiva opprimente. Dedicare tempo agli altri anche solo per scegliere un dono è impensabile. Il Natale evoca allora tristezza e solitudine che contrastano fortemente con luccichii e allegria.Come se non bastasse a seguire c’è la fine dell’anno che porta fisiologicamente a fare bilanci, che non fanno che sottolineare quello che non è stato fatto. Ci concentriamo su dove siamo e soprattutto su dove pensiamo che avremmo dovuto essere.Chi ha meno consapevolezza di sé e dei propri stati d’animo e sentimenti se la prende con le feste che diventano un nemico da combattere e a cui sopravvivere. Certo non è colpa del Natale, che si limita a sottolineare quello che non c’è ma questo accentuare il vuoto, la noia, la malinconia di essere soli lo rende a volte intollerabile.