da patrizia mattioli | Gen 12, 2016 | Blog su Il Fatto Quotidiano
Psicologo di base, nuove speranze per una figura da affiancare al medico
Ci sono speranze per lo psicologo di base.
Qualche giorno fa sono state pubblicate le traduzioni in italiano del Piano d’Azione per la Salute Mentale 2013-2020 (WHO Mental Health Action Plan 2013-2020) e del Piano d’Azione Europeo per la Salute Mentale (European Mental Health Action Plan), ad esso complementare, che guideranno le politiche degli Stati membri in tema di salute mentale fino al 2020.
I disturbi mentali rappresentano una delle più importanti sfide per la salute pubblica della Regione Europa, secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) interessano oltre un terzo della popolazione ogni anno e i disturbi più diffusi sono la depressione e l’ansia. I disturbi mentali rappresentano la principale categoria di malattie croniche in Europa.
servpsicologia
L’accesso universalistico, il pieno rispetto dei diritti umani, l’equità, l’attenzione a tutte le fasi del ciclo di vita, l’empowerment delle persone con l’esperienza del disturbo mentale, l’approccio multisettoriale e gli interventi fondati su evidenze sono i principi e gli obiettivi indicati nei Piani di Azione.
Pubblicità
Vi si parla indistintamente di disagio psichico e disturbo mentale.
Ma depressione e ansia sono reazioni fisiologiche a eventi stressanti della vita ed è più giuste considerarle come disagio psichico che è poi l’aspetto prevalente in cui si manifestano.
Considerarle indistintamente disturbi significa dare loro una connotazione unicamente negativa e affrontarle e curarle come malattie, perciò lavorare per eliminarle, significa favorire il percorso di estraniamento della persona dalle sue emozioni e dai suoi stati d’animo, allontanandola dalla “guarigione” che in termini psicologici è piuttosto la reintegrazione di quegli stessi stati d’animo all’interno della propria narrazione, del proprio modo di dare significato alle esperienze, della propria coerenza interna.
Pubblicità
Un attacco di panico per esempio è un’emergenza emotiva risultato di un personale modo di essere e di elaborare l’esperienza, di una deficitaria capacità di riconoscere e attribuirsi certe reazioni emotive che vengono ignorate o relegate sullo sfondo, per emergere poi prepotentemente come un’onda anomala. Considerarlo come una malattia e basta, come dicevo, significa intervenire per eliminarlo e favorire l’estraneità al sintomo che ne è all’origine e con essa l’aumento della probabilità di altre emergenze emotive. Una lotta senza fine.
leggi tutto il post su Il Fatto Quotidiano
da patrizia mattioli | Nov 26, 2015 | Blog su Il Fatto Quotidiano
Psicologia: l’ansia è un’emozione positiva
L’ansia è un’emozione positiva. Normalmente ha il ruolo di richiamare l’attenzione, di mettere in guarda da certe situazioni di pericolo, di orientare verso azioni necessarie per la sopravvivenza. E’ presente nell’uomo sin dall’alba della sua esistenza come campanello d’allarme in un ambiente carico di minacce. Ci sono paure e ansie che consideriamo ragionevoli, come quelle in reazione agli eventi di Parigi, e altre invece che riteniamo “sbagliate“.
Si tende a considerare patologica l’ansia che prosegue anche dopo la fine di eventi pericolosi, perché mantiene in uno stato permanente di tensione che compromette le capacità operative e di giudizio.
In realtà che la minaccia sia reale o presunta, immaginata o anticipata è comunque in relazione ad una qualche forma di pericolo che la persona percepisce e come tale va sempre presa in considerazione.
I fatti di Parigi sono “passati” ma per la loro caratteristica di imprevedibilità, aggressività, disumanità, hanno stimolato in tutti noi sentimenti di terrore, non controllo, fragilità e vulnerabilità – che si esprimono attraverso la percezione del rischio in ogni angolo, la diffidenza, il blocco esplorativo, la chiusura – che dureranno molto tempo, perlomeno fino a che non saremo riusciti a ricostruire un significato coerente che dia ai fatti un senso di minore imprevedibilità (se ci si riesce) e non ci saremo ricollocati in una posizione di maggiore controllo rispetto a quello che ci possiamo aspettare dall’esterno.
Ognuno ha un suo modo per elaborare gli eventi a qualcuno riuscirà a farlo più velocemente di altri. A volte il pericolo esterno si combina con il senso di incapacità a fronteggiare il rischio più interno di emergenza emotiva.
Situazioni di instabilità relazionale e/o lavorativa, legami conflittuali, possono aumentare la suscettibilità all’ansia poiché l’individuo percepisce meno la protettività dei suoi riferimenti e si sente più fragile e vulnerabile. L’imprevedibilità di certi avvenimenti minacciosi ha allora l’effetto di potenziare e amplificare certe naturali predisposizioni personali offrendo una prova di quanto i pericoli siano esterni.
leggi tutto il post su Il Fatto Quotidiano
da patrizia mattioli | Giu 13, 2014 | Blog su Il Fatto Quotidiano
La scuola è finita, ma non per Giorgia che fa il quinto e quest’anno ha gli esami di maturità. La cosa la preoccupa non poco. E’ dall’inizio del liceo che pensa a questo momento e dall’inizio dell’anno scolastico il pensiero è diventato ossessivo, con tutti gli accessori di ansia, rigidità, insonnia, che se all’inizio dell’anno erano sporadici ora sono quotidiani. Si sveglia già stanca e le sue capacità di apprendere sono prossime allo zero, ricorda poco di quello che legge e deve tornare continuamente sullo stesso argomento.
L’esame di maturità è un passaggio importante che rimane impresso nella memoria per le forti emozioni che lo accompagnano e Giorgia lo conferma. Di solito prevale la paura: una grande preoccupazione per alcuni, una forte ansia per altri, panico per altri ancora.
Gli esami di maturità sono un vero banco di prova per la tenuta emotiva personale.
Una certa dose di ansia è fisiologica e necessaria per stimolare lo studio. Superata una certa soglia però non ha più la funzione di stimolo e si trasforma in ostacolo.
Quando succede, spesso è perché la prova reale e magari anche il suo significato simbolico di passaggio all’età adulta, sono percepiti come fuori dalla propria portata, irraggiungibili, con pochi strumenti per affrontarli. Oltre naturalmente al pensiero per ciò che si pensa di lasciare, e per gli scenari che si hanno per il futuro. L’esame si inserisce nello spazio tra una vita scolastica scandita da precisi ritmi quotidiani, fatti di compiti e interrogazioni, e qualcosa di meno ritmato e definito, un salto nel buio per chi non ha ancora le idee chiare.
Giorgia in verità uno scenario futuro ce l’ha, farà l’università perché vuole diventare insegnante. Il suo problema è forse quello di non essersi mai messa troppo alla prova: suo padre è molto protettivo e sua madre è molto ansiosa (all’epoca ha interrotto gli studi per evitare gli esami), non sa come aiutare la figlia, entra troppo in empatia con lei. Per Giorgia perciò già affrontare l’esame sarà un grande risultato. I suoi genitori possono sostenerla semplicemente standole vicino, magari cercando di tenere a bada le proprie preoccupazioni, il resto lo deve fare da sola.
In generale si può fare qualcosa per sostenere i ragazzi di fronte a queste prove, ma il più lo devono fare da soli.
Possiamo parlare con loro se ne hanno voglia e aiutarli a ridimensionare la portata, a tenere conto del percorso fatto finora e che la maturità se la sono già quasi conquistata. Magari non sottolineare l’irrazionalità della paura, la sanno riconoscere da soli, solo che se non sono in grado di contenerla, possiamo aiutarli a pensare al dopo, o a immaginare un dopo se ancora non lo hanno fatto, questo darà all’esame una dimensione più temporanea, più relativa.
leggi tutto il post su Il Fattio Quotidiano
da patrizia mattioli | Ott 29, 2012 | Emozioni
Sintomi e luoghi per l’ansia
Che cos’è
L’ansia è uno stato emotivo soggettivamente spiacevole,
caratterizzato da sensazioni sgradevoli, come: stati di tensione e nervosismo e da sintomi fisiologici concomitanti come:: palpitazioni cardiache, tremore, nausea, vertigini.
A dispetto delle sensazioni sgradevoli che procura, l’ansia è un’emozione naturale e universale. E’ solitamente generata da un meccanismo psicologico di risposta ad uno stress,.
L’ansia svolge la funzione di anticipare un possibile rischio, esterno o interiore, mettendo in moto specifiche risposte fisiologiche.
Ha perciò una funzione adattativa, volta a favorire il rapporto con l’ambiente: e con se stessi, anticipando le minacce e preparando all’azione, per esempio spingendoci all’impegno in alcuni compiti quotidiani (pensiamo alle attività che vanno portate a terminie, pur non volendo, per evitare la reazione o la disapprovazione degli altri)
L’urlo di Munch
I sintomi dell’ansia
Le oscillazioni ansiose variano da forme lievi, con minime accellerazioni del battito cardiaco e della frequenza respiratoria, a manifestazioni più importanti.
I sintomi più comuni delle forme più violente sono: tachicardia, senso di soffocamento, vertigini, giramenti di testa, sensazione di “venir meno” svenimento, cecità temporanee dolori allo stomaco, sudorazione dolori cardiaci, secchezza delle fauci, affanno, ecc….
I luoghi dell’ansia
Ci sono luoghi in cui più facilmente si scatenano le crisi di ansia per esempio in treno, in autobus, in metropolitana, in aereo, in autostrada.
Allo stesso modo i luoghi affollati appaiono intollerabili. Fare la coda è altrettanto sgradevole, sia in autobus che al cinema; che al supermercato.
Possono essere attivanti anche i luoghi chiusi come i tunnel, i ponti, gli ascensori, stare seduti dal parrucchiere o dal barbiere, dal dentista; o stare da soli in casa.
Alcune situazioni risultano a tal punto attivanti per la persona da spingerla a richiedere la continua presenza di qualcuno, parenti o amici o vicini.
Essere lontani da casa o in luoghi in cui si considera impossibile essere aiutati in caso di necessità; sono altre condizioni attivanti, così come il dover parlare in pubblico o lo stare fermi a parlare con un collega
Si può evitare’
L’ansia in quanto emozione umana, è importante per la sua funzione adattativa: ci avverte quando le condizioni interne o esterne cambiano, consentendoci di regolare il nostro comportamento.
Non si può evitare, ma si può imparare a gestirla, soprattutto si può imparare a comprenderne il significato e può diventare la molla di percorsi di cambiamento
Quando ricorrere ad una psicoterapia?
Quando le reazioni ansiose risultano inspiegabili. Quando il comportamento sembra più governato dall’ansia e dal bisogno di evitarla, che da reali obiettivi e bisogni personali, con progressivo restringimento del proprio campo di azione
Quando si vuole comprendere meglio il proprio modo di funzionare e il significato che ricopre l’ansia in quel deternminato momento della propria vita.