Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmailby feather

Gli adolescenti hanno un rapporto “speciale” con la solitudine

A 18 anni non si può uscire con la propria madre, neanche se è l’unica persona disponibile in quel momento. Non lo può fare Potes il giovane cantante di Bari molto attivo e seguito sui social e non lo possono fare i ragazzi della sua età che hanno con la solitudine un rapporto “speciale”.

Potremmo dire che la solitudine è un problema di molti giovani di questa generazione che appaiono iper connessi e con un grande vuoto intorno, ma sarebbe una grossolana semplificazione di un tema che è molto presente in adolescenza perlomeno in quella delle ultime generazioni. La solitudine accompagna il percorso evolutivo dalla preadolescenza all’età adulta anche se è un tema molto “caldo” quasi una vergogna per un ragazzo.

Pensiamo a quanto sia importante far parte del gruppo dei “popolari” piuttosto che degli “sfigati” negli anni della scuola media: c’è chi si isola o viene isolato e chi si circonda sempre di compagni e non sta mai da solo. Ad aspetti di facciata opposti spesso corrispondono uguali sentimenti di solitudine

La solitudine è un sentimento tenuto nascosto, una debolezza da non mostrare e fa effetto il gesto di Potes che ammette la difficoltà di socializzare al netto della popolarità

Una popolarità che parte probabilmente dal lockdown quando la necessità di depotenziare un virus ha costretto molti ragazzi all’isolamento, isolamento che per definizione è una minaccia in adolescenza. 

Il perseguimento  dell’autonomia, il consolidamento dell’identità personale, la relativizzazione delle figure genitoriali, vengono perseguiti attraverso un graduale e costante allontanamento fisico e psicologico dalle famiglia. È un percorso che inevitabilmente stimola sentimenti di solitudine visto che ogni aumento dell’autonomia porta con sé un aumento del senso di solitudine. 

Per questo è importante il sostegno dei coetanei che durante il lockdown ha preso strade più virtuali, astratte che non sempre sono ritornate alla normalità alla fine del periodo di restrizioni.

All’impossibilità di sfuggire al ritorno all’indietro tra le mura famigliari ed evadere dalla coercizione ognuno ha reagito a suo modo. …..

leggi tutto il post su Il Fatto Quotidiano