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La nascita dell’amore

Se consideriamo che tutti i disturbi psicopatologici appartengono alla sfera affettiva, possiamo capire perché il tema dell’amore è fondamentale nella comprensione dell’esperienza umana.

Generalmente pensiamo all’amore come a un profondo sentimento di affetto, simpatia, passione verso una persona, che si manifesta come desiderio di ricercare la sua presenza e di procurarle del bene.
Se molte teorie sull’amore tendono ad identificarlo come un sentimento particolare altre, per esempio quella di Vittorio Guidano (1999), ritengono che l’amore non sia un sentimento particolare o una particolare qualità emozionale, ma lo spazio emotivo che si crea tra due persone, lo spazio comune all’interno del quale gli individui si muovono in modo coordinato e consensuale, la distanza compresa tra l’affetto e la separazione, l’attaccamento e il distacco, cioè tutto il mondo dei sentimenti umani.
Visto in questo modo, l’amore è l’organizzatore delle emozioni umane.

Ma come nasce questo spazio comune?
Facciamo riferimento al pensiero di Vittorio Guidano.
L’uomo è un primate e come tale, abita in una realtà intersoggettiva; questo significa che la sua conoscenza è interattiva; così la conoscenza che l’individuo ha di sé avviene in relazione alla conoscenza che egli ha degli altri e la conoscenza che ha degli altri, a sua volta, è sempre una conoscenza di se stesso.
Il fissare le premesse epistemologiche evolutive in termini di intersoggettività permette, secondo V.Guidano, di focalizzare con precisione l’affettività nella vita degli esseri umani e quanto di questa va insieme all’amore.

Nella visione di Guidano, l’amore non è diverso dalla conoscenza. La conoscenza, secondo lui, definisce lo spazio umano dove la realtà equivale all’esperienza che è ordinabile; lo spazio intersoggettivo tra attaccamento e distacco definisce lo spazio in cui la realtà è vissuta, definisce l’esistenza e i due aspetti sono come due facce della stessa medaglia. Da una parte c’è la realtà intesa come il personale modo di percepire e concepire il mondo; ed è la conoscenza in generale. Dall’altra ci sono le emozioni. L’ordine che si produce con le emozioni, che è parallelo a quello della conoscenza, viene ad essere l’amore. l’amore è l’ordine organizzato della sfera emozionale umana; così come la realtà, la conoscenza è quell’ordine organizzato del conoscere umano

Secondo Guidano, l’affettività nell’uomo evolve con l’emergere del mentalismo.
La prima conseguenza del mentalismo è la formazione della coscienza. La coscienza nasce come capacità di reagire alla realtà. Storicamente, dice Guidano, la coscienza nasce come coscienza di separazione. L’inizio della coscienza umana avviene intorno al momento di invenzione dell’agricoltura, quando cominciano ad avvenire mutamenti importanti nella comunità umana. Prima di allora gli uomini vivevano come gli altri animali in continuo movimento sulla terra alla ricerca di cibo, non erano perciò molto diversi da loro. Con l’agricoltura si fa strada una percezione diversa della realtà, l’agricoltore si stabilizza in un luogo e ha un rapporto più distaccato con questa realtà. L’uomo passa dall’essere “parte della natura”, ad “essere spettatore” potendola anticipare. Prima la realtà era vissuta nell’immediatezza, l’agricoltore invece vive con la coscienza che l’immediatezza è solo un aspetto della realtà dato che è in grado di operare in funzione di un risultato che sarà visibile solo mesi più tardi.
La capacità di agire sulla realtà avviene secondo Guidano, nella sfera affettiva mediante la coscienza di separazione, la coscienza cioè di essere diversi da quella realtà, di essere diversi dall’altro. La coscienza di separazione avrebbe fatto emergere il bisogno di intersoggettività, di supporto emozionale, di maggiore consistenza affettiva, per rendere tollerabile questo senso di separazione.
Con il sorgere dell’agricoltura si è incrementato il pensiero autoriflessivo, autoreferenziale, che consente la coscienza di essere coscienti, che aumenta il senso di separazione e divisione e con questi il sentimento di solitudine esistenziale.

Un cambiamento importante, avviene poi quando la femmina umana passa dalla situazione estrale a quella mestruale, cambiamento che la porta ad essere ricettiva sessualmente tutto l’anno, fatto questo che scollega la sessualità dalla riproduzione. Nell’essere umano la funzione della sessualità diventa allora più quella di mantenere le relazioni affettive. Questa per Vittorio Guidano è stata la grande rivoluzione cognitiva.

L’amore può assumere tante forme, tutte in relazione all’idea che si ha dell’altro: oggetto di cui disporre a proprio piacimento o persona con sue intenzioni e pensieri.
Contrariamente a quello che si crede, molta sofferenza non è tanto legata alla carenza d’amore, che comunque ha la sua rilevanza, quanto alla qualità dell’amore: a quanto l’amore è rivolto ad un soggetto considerato come persona o come oggetto.
L’amore, quando riferito all’altro come persona, lo stimola e gli permette di svilupparsi, quando riferito all’altro come oggetto lo schiaccia e gli impedisce di crescere. Questo vale per esempio per i genitori, nelle tappe di crescita dei figli, e per i partner nella vita affettiva adulta: un genitore iperprotettivo rischia di danneggiare piuttosto che proteggere e un partner onnipresente rischia di soffocare piuttosto che dimostrare affetto.

Abbiamo detto che le sofferenze psichiche sono soprattutto di natura affettiva e emergono mentre l’individuo è impegnato a costruire, mantenere o rompere relazioni affettive significative, anzi si può affermare che non ci sono emozioni più intense nella vita di un essere umano di quelle che si producono nel corso della formazione, del mantenimento e della rottura di tali relazioni.

L’intimità affettiva che si costruisce tra due persone nell’amore, cioè nel momento di massima corrispondenza reciproca, può offrire una sensazione di completezza e pienezza. Può diventare però anche un’esperienza dolorosa perché è un momento di grande vulnerabilità dove anche la minima diminuzione della corrispondenza può essere percepita come un grande dolore e una grande perdita. Per questo di fronte all’intimità non è mai completamente chiaro se l’obiettivo è quello di ricercarla o di evitarla.

Se consideriamo l’amore, come uno spazio condiviso, in cui confermarsi, comprendersi, accettarsi, riconoscersi, è più facile capire il rapporto che si crea tra due partner, la conflittualità più o meno aperta che si manifesta nei momenti di crisi, quanto una crisi può mantenersi nel tempo e diventare un modo stabile di stare insieme e quanto può essere lungo e faticoso un processo di distacco.

Pubblicato su Animamediatica