Chi legge nello spot Esselunga uno stigma verso i genitori separati per me generalizza

Chi legge nello spot Esselunga uno stigma verso i genitori separati per me generalizza

 

 

 

 

 

Ho visto lo spot di Esselunga che sta facendo molto discutere. È bello, emozionante. Fa tenerezza la bambina che porge la pesca al papà dicendogli che gliela manda la mamma. Nello spot si capisce che i genitori sono separati, ma soprattutto che è una separazione non serena, che tra i due ex la comunicazione non è buona.

Stringe il cuore pensare quale peso e quali responsabilità un bambino si assumenei confronti dei suoi genitori: quello di aprire uno spiraglio di comunicazione, di riavvicinarli. Cercano di farlo i figli di genitori separati come anche i figli di genitori che rimangono insieme e non sanno più comunicare. Lo fanno i figli di genitori che sono in conflitto, separati o meno che siano. Spesso i figli cercano di mediare, di compensare le inefficienze genitoriali, di riavvicinarli, intervenendo direttamente con un gesto, come nello spot, oppure attraverso un sintomo che, riorientando coercitivamente l’attenzione, distoglie dal conflitto.

Non sono felici in generale, i bambini di genitori che soffrono e che nella sofferenza non riescono più a svolgere il loro ruolo. Più che l’infelicità della bambina, sottolineerei l’aspetto costruttivo del suo gesto: la bambina prova a fare qualcosa di utile, dando il suo contributo recupera un senso di controllo sulle cose.

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Anna era affascinata dagli studi di suo padre’: così è nata l’idea dei Piccoli Psicologi

Anna era affascinata dagli studi di suo padre’: così è nata l’idea dei Piccoli Psicologi

Quando qualche anno fa ho sentito l’esigenza di aprire delle parentesi di leggerezza nel lavoro, mi è capitato di conoscere libri di: Piccoli Scienziati, Piccoli Filosofi e altri Piccoli Fenomeni, che mi hanno fatto pensare di crearne una versione anche nella psicologia. È nata così l’idea di Piccoli Psicologi: una storia della psicologia raccontata attraverso il susseguirsi delle vite avventurose dei suoi protagonisti. La presunzione è quella di racconti informativi e formativi, che offrano le prime nozioni di psicologia attraverso storie fantastiche, liberamente tratte dalle effettive biografie dei personaggi.

Le storie sono uno strumento antichissimo di comprensione e organizzazione di significati. Raccontare storie è il modo migliore per trasformare informazioni complesse in una narrazione e attraverso di essa suscitare emozioni e favorire la memorizzazione. I bambini sono curiosi, fanno tante domande, spesso i genitori, gli insegnanti, gli altri adulti che li circondano rispondono raccontando storie. Leggere e ascoltare storie è un modo in cui possono costruire gli strumenti per capire se certe cose sono o non sono buone, se le cose che provano sono o non sono sbagliate. Le letture possono rafforzare e articolare quello che gli viene insegnato e allargare le conoscenze. È in questo bisogno di conoscenza che spero si inserisca e sia utile il mio contributo.

Di storie per bambini sui diversi argomenti psicologici ce ne sono tante, mi sembrava che mancasse invece un contenitore storico entro il quale farle scorrere e dar loro un significato, che ricostruisse la storia che certi concetti hanno iniziato tanti anni fa. La mia storia dei Piccoli Psicologi inizia con il personaggio di Anna. Ho voluto iniziare con Anna Freud piuttosto che con suo padre per presentare un personaggio femminile all’interno di un mondo e di un percorso che come molti altri è stato spesso caratterizzato da importanti e ingombranti figure maschili. Ve ne propongo un estratto.
“……..Anna era affascinata dagli studi di suo padre. Non sapeva perché ma suo padre si riuniva tutte le settimane, il mercoledì pomeriggio, nello studio con alcuni colleghi e parlavano per ore. Spesso Anna sbirciava dentro lo studio attraverso la fessura della porta socchiusa. Era molto curiosa. Avrebbe voluto entrare per ascoltare meglio ma non le era permesso………”

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Dal Covid alla guerra, come affrontare la sofferenza psicologica

Dal Covid alla guerra, come affrontare la sofferenza psicologica

 

Le drammatiche vicende internazionali hanno messo in secondo pianol’approvazione del bonus psicologico. Un provvedimento che si aspettava da tempo, che prevede lo stanziamento di milioni di euro da suddividere tra assunzioni nei servizi pubblici, reclutamento di psicologi, erogazione di voucher ai cittadini (con tetto max di 600 euro e reddito Isee inferiore a 50 mila euro), per l’accesso ai liberi professionisti.

Non sappiamo quanto l’approvazione del provvedimento sia da attribuire a un effettivo cambio di passo, cioè a un effettivo riconoscimento del disagio psicologico come diverso dalla malattia mentale, e che come tale necessiti di una risposta specificamente psicologica – riconoscendo da una parte la difficoltà del servizio pubblico di rispondere alle richieste e dall’altra il valore del lavoro privato e l’importanza dell’integrazione tra pubblico e privato – e quanto invece non sia la solita risposta estemporanea e parziale a un’emergenza di proporzioni inaspettate, che si estinguerà al venir meno dell’emergenza stessa. La storia indicherebbe più probabile la seconda. Ma magari stavolta no e questo è il primo di una serie di provvedimenti che porterà alla creazione di una psicologia di base accessibile a tutti, da affiancare alla medicina di base. Staremo a vedere.

Nel frattempo si aggiungono problemi ai problemi e, diminuita un’emergenza, se ne fa subito avanti un’altra, quasi come se l’uomo a questo punto della storia non sapesse come riprendere la sua strada e dovesse interporre ostacoli per guadagnare tempo. Solo un altro grande problema, come una guerra, può mettere in secondo piano il disorientamento di fronte alla prospettiva di tornare a una “normalità”. Le restrizioni sociali sono durate abbastanza da rendere difficile ricordarsi dove si era e dove si stava andando prima che tutto cominciasse.

La minaccia del Covid ma soprattutto le deprivazioni sociali che ne sono derivate hanno stimolato la sofferenza psicologica che in ognuno si è manifestata in modo diverso, amplificando sensibilità personali precedenti (questo vale evidentemente anche per i potenti). Al contrario, più facilmente in condizioni di sofferenza e deprivazione fisica, di pericolo concreto per la propria incolumità, la sofferenza psicologica si interrompe o si attenua.

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Manovra, stralciato il bonus psicologo: ora basta parlare di ‘costo che non possiamo permetterci’

Manovra, stralciato il bonus psicologo: ora basta parlare di ‘costo che non possiamo permetterci’

Manovra, stralciato il bonus psicologo: ora basta parlare di ‘costo che non possiamo permetterci’

E niente, non ce l’abbiamo fatta. Neanche stavolta si riesce a mantenere una continuità nel finanziamento del supporto psicologico, come sarebbe adeguato in generale e soprattutto in questo momento.

La psicologia è stata in buona parte stralciata dal bilancio, come se fosse un aspetto secondario, come se la sofferenza psicologica generata dal Covid non fosse una priorità. Non sembra sufficiente l’evidenza della sofferenza per attivare una risorsa.

Sono decisioni che esprimono la leggerezza e la superficialità con cui vengono prese, con cui si spostano le voci di spesa. Sono decisioni basate sull’idea che basti tagliare i costi per far quadrare i conti, focalizzate soprattutto sul controllo delle uscite. Fa parte di quel modo di muoversi secondo politiche restrittive che hanno dimostrato ampiamente nel tempo i loro limiti. Noi lo abbiamo sempre saputo e lo diciamo continuamente: la restrizione in sé, senza un progetto costruttivo e condiviso all’orizzonte e prolungato nel tempo, porta solo frustrazione e insoddisfazioni, con le conseguenze incontrollabili che già conosciamo: restrizioni alimentari verso abbuffate, restrizioni economiche verso spese pazze, limitazioni del movimento verso azioni esplosive e così via.

Non possiamo più accontentarci della spiegazione della mancanza di risorse economiche. Non possiamo più accontentarci di sentirci dire che è un costo che non possiamo permetterci se, come è stato ampiamente dimostrato, investire sulla psicologia riduce i costi delle spese sanitarie.
Ma magari è proprio qui il problema. La psicologia nella sua semplicità potrebbe favorire soluzioni a problemi complessi e magari rendere meno fondamentali altre soluzioni.

E pensare che le proposte di finanziamento della psicologia non hanno colore politico. Tutti i partiti hanno proposto sia adesso che nel corso del tempo, in un momento o nell’altro, il finanziamento continuativo della psicologia. Finanziamento a cui si potrebbe accedere per scaglioni, in base al reddito, in base all’Isee, in base a cento criteri. Ma che si deve fare per essere al passo con gli altri paesi europei? Davvero il problema sono quei “quattro soldi” che lo stato spenderebbe, o meglio investirebbe per prendersi cura della salute dei cittadini in senso ampio? Per rendere la psicologia una risorsa accessibile a tutti e non solo a chi può spendere?

Invece di continuare a indignarci per quello che non ci viene riconosciuto, come psicologi dovremmo cominciare a utilizzare gli strumenti che abbiamo per fare un’analisi più approfondita dei motivi che frenano il sostegno pubblico alla psicologia, al di là delle spiegazioni che vengono date, andare oltre la spiegazione che dice che non ci sono risorse. Non ci sono mai? Perché per la psicologia sono sempre sottostimate e discontinue?

Non limitiamoci a subire ma facciamo l’analisi delle motivazioni psicologiche che di volta in volta giustificano gli stralci, e scopriamo i motivi più veri, altrimenti non aiutiamo il sistema a rigenerarsi. Non diciamo sempre che il lavoro migliore lo psicologo lo fa quando riesce a far vedere le cose da un altro punto di vista? Cerchiamo di dare un significato a questo continuo scivolare della spesa psicologica nella lista delle priorità.

La psicologia con la costruzione del benessere è una forma di prevenzione. Ma questo significa spostare risorse, non tutti sono d’accordo e non sono pronti a muoversi in questa direzione. È come dire che è preferibile chiamare il carro attrezzi quando si ferma la macchina piuttosto che fare rifornimento e manutenzione regolarmente….

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