Huggy Wuggy, il pupazzo può spaventare i bambini: certe paure vanno ridimensionate

Huggy Wuggy, il pupazzo può spaventare i bambini: certe paure vanno ridimensionate

 

Il campionario delle paure infantili può contare su un nuovo personaggio mostruoso: il neonato Huggy Wuggy, pupazzo terrificante del primo capitolo del video-gioco horror Poppy’s Playtime. Egli è il risultato di crudeli esprimenti effettuati negli anni Ottanta in una fabbrica di giochi per bambini poi andata in rovina.

Animato da una coscienza umana deviata, Huggy Wuggy, personifica le paure e ha già traumatizzato molti bambini in tutto il mondo. Come è possibile? Ogni bambino ha la sua storia e la sua sensibilità alle cose che gli accadono. Il percorso di crescita è accompagnato da una serie di paure che vengono considerate fisiologiche, il prezzo da pagare per il graduale aumento dell’autonomia che corre parallelo alla preoccupazione per la propria sicurezza e per quella delle figure di riferimento.

Agli aspetti emotivo affettivi, si aggiungono altri elementi. Nella sua forma inanimata, Huggy Wuggy assomiglia al classico pupazzo di peluche che infonde calore, ma ha una testa mostruosa. Sembra un dolce orsacchiotto, ma ha denti affilati e cattive intenzioni. I due opposti aspetti rendono difficile al bambino più piccolo la lettura univoca del personaggio. Il pensiero infantile funziona ancora in modo concreto, cioè si basa soprattutto su fatti del mondo fisico (all’opposto del pensiero astratto). Egli non sa quale delle due parti privilegiare ed entra in crisi.

Nel videogame e nelle clip musicali presenti in rete, poi, Huggy Wuggy canta canzoncine dal ritmo piacevole e orecchiabile dove parla però di abbracci mortali. Il mostro sbuca all’improvviso e si avvicina velocemente allo schermo e all’osservatore. Sequenze veloci, in grado di suscitare un senso di minaccia che stona con la melodia della canzoncina.

Huggy Wuggy e il suo gioco sono stati concepiti per spaventare gli adulti e i bambini non dovrebbero vederlo ma, come ha sottolineato la polizia postale, purtroppo il materiale è presente in rete anche in luoghi accessibili ai più piccoli. Non basta il parental control per delimitare il raggio di navigazione dei più piccoli. E allora è importante che i genitori si attivino, che si informino sul gioco e il suo personaggio e lo spieghino ai bambini. Che insegnino loro come avvicinarsi al web e ai giochi online, e l’importanza del rispetto delle regole e dei divieti. Se il bambino entra comunque in contatto con visioni inadeguate alla sua età e sviluppa ansie e paure che influiscono sulla sua quotidianità, è importante che i genitori e comunque le persone che si prendono cura di lui lo aiutino a ridimensionarle. Nello stesso tempo però è importante che comprendano quali altri elementi contribuiscono, perché se le paure permangono e si irrigidiscono potrebbe non essere legato solo a visioni inadeguate.

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Esami di maturità 2017, il prototipo di tutti gli esami della vita

Esami di maturità 2017, il prototipo di tutti gli esami della vita

Oggi 21 giugno iniziano gli esami di maturità, si discute spesso su quanto sia giusto mantenerli, quanto sia giustificato l’impegno economico per realizzarli rispetto al fatto che sono poco selettivi, il 99% degli studenti viene promosso. Comunque la si veda, rappresentano una delle prime prove importanti che i ragazzi devono affrontare, un rituale di passaggio tra la spensieratezza e la responsabilità, per questo incutono un grande timore da molto tempo prima che accadano. Le paure sono sempre le stesse e oscillano da quelle legate all’inaffidabilità, inadeguatezza e incapacità personale (paura di non riuscire a studiare a sufficienza, di non ricordare nulla, del giudizio degli esaminatori o dei compagni, di non farcela), a quelle legate all’inaffidabilità e pericolosità degli altri (paura di un commissario o di una commissione severi, di trovarsi di fronte a compiti troppo difficili, di ricevere domande infide).

C’è chi si sente più fragile agli esami orali e ha paura di leggere la disapprovazione nello sguardo degli esaminatori o degli auditori, chi ha il blocco da foglio bianco: lo scritto viene corretto in un secondo momento e non si ha il controllo sul giudizio. Sono preoccupazioni che indirizzano il comportamento. Alla sua maturità, Francesca non aveva proprio considerato la possibilità di essere capace, di fronte al compito di matematica aveva rinunciato subito, sbirciando il compito di un compagno vicino aveva buttato giù una soluzione che si era poi rivelata sbagliata, solo dopo a casa si era resa conto che avrebbe saputo farlo da sola, per l’agitazione e la sfiducia non l’aveva neanche davvero letto il testo. All’esame orale, Renato era rimasto imbambolato, aveva la commissione davanti, qualche compagno del quarto anno dietro (che voleva farsi un’idea di come funzionano gli esami): troppa attenzione addosso, non ricordava più nulla, ci aveva messo un bel po’ a capire che conosceva la risposta alle domande che gli stavano facendo gli esaminatori.

Il ricordo degli esami di maturità rimane impresso nella memoria e diventa un po’ il prototipo di come si affronteranno in seguito le difficoltà della vita. Per chi li vede ormai da lontano sembrano ben poca cosa rispetto a tutte le prove che la vita pone di fronte, per chi deve affrontarli sembrano un passo enorme. L’intensità della paura è direttamente proporzionale alle prospettive che si hanno rispetto allo scenario successivo, al dopo. L’esame può essere solo un momento di passaggio, un ostacolo che ci si è allenati a superare, se precede un progetto di vita e di futuro già abbastanza chiaro e definito. Può sembrare invece un ostacolo insuperabile se non si intravede ancora niente di preciso.

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