Elementi di psicologia estetica (II parte)

Elementi di psicologia estetica (II parte)

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Creatività e psicopatologia

L’arte si colloca per Freud in una regione intermedia tra realtà frustrante e fantasia appagante.
Per Melanie. Klein, allieva di Freud, la produzione artistica è un tentativo di riparazione legato alla fantasia inconscia di aver distrutto l’oggetto buono., per Chasseguet-Smirgel, rappresentante della scuola freudiana francese, l’opera creativa ha la funzione di riparazione del soggetto stesso che crea, per Jung l’opera d’arte non è il risultato di un conflitto o di una malattia ma di una vita psichica indipendente dalla coscienza che, attraverso l’analisi, può rivelare i suoi aspetti simbolici di immagini primordiali.

Un altro filone di studi è quello della psicologia fenomenologico-esistenziale, rappresentata da K.Jaspers.
Anche Jaspers mette l’opera artistica in stretta relazione con i momenti significativi della vita dell’autore, più propriamente della sua vita patologica. L’opera d’arte rappresenta così la prova delle infinite potenzialità umane che di fronte all’alienazione non cede alla sua costrizione ma spazia nei luoghi della creatività. Come la perla è il risultato della malattia della conchiglia, dice Jaspers così l’opera d’arte può dovere a una schizofrenia il motivo della sua nascita, anche se in nessuno dei due casi chi si gode il risultato si preoccupa delle condizioni che lo hanno generato.

A partire dagli anni ‘50 R.Arnheim utilizza i principi della psicologia della Gestalt nello studio della percezione visiva. Per Arnheim l’arte rappresenta l’espressione di un atteggiamento verso la vita, si riproduce e viene fruita perché stimola specifici stati d’animo ed emozioni. Egli ritiene che il punto di vista psicoanalitico sia riduttivo perché riduce la forma artistica a semplice involucro dei contenuti inconsci, privilegiando la parte inesprimibile dell’essere umano, Una produzione artistica presenta piuttosto diverse angolature e soprattutto deve essere collocata all’interno del suo momento storico, della cultura che l’ha generata. La lettura psicologica è solo una delle letture possibili.

E’ comunque compito di un’analisi estetica cogliere gli scopi, le speramze, gli obiettivi dell’artista che offre un’opera al pubblico, Ogni artista racconta una storia che presuppone la genialità che lo contraddistingue dagli altri. Attinge a contenuti personali autobiografici, dilatando le proprie esperienze, evidenziando la presenza di una conflittualità interiore, di sentimenti di onnipotenza, a volte di caratteristiche borderline di personalità. Lo psicologo estetico deve dare un significato a questi elementi, chiedersi che rapporto c’è tra produzione artistica e psicopatologia, che ruolo ha la sofferenza, fisica o psichica, nell’espressione artistica.
L’idea di un legame tra creatività e psicopatologia risale all’antica Grecia, ma è al secolo scorso che risalgono studi sistematici che rilevano una notevole incidenza di malattie mentali tra pittori poeti e musicisti, indubbiamente superiore rispetto alla popolazione generale. Certe opere lo dimostrano chiaramente: guardando i volti grotteschi di Munch, non si ha difficoltà a percepirli come la materializzazione di spaventosi mostri inconsci.
L’arte consente di rappresentare il dolore, in modo istintivo, immediato, senza parole. L’incapacità di vivere la propria sofferenza si esprime nella capacità di costruire un’opera d’arte.
L’incapacità di percepire una continuità nel proprio senso di identità personale si esprime nel momento dell’atto creativo che ne rappresenta un tentativo di soluzione e l’opera d’arte un ponte tra elementi frammentari del sé
Ogni produzione artistica rappresenta allora la possibilità di una narrazione in cui l’artista esprime, rappresenta e risolve la sua sofferenza di vivere

Il linguaggio artistico preferisce alcuni contenuti piuttosto che altri, crea allegorie, utilizza simboli per il suo messaggio. È in grado di stimolare riflessioni, suggestioni, emozioni. Il desiderio di esprimere, descrivere e comunicare a volte è subordinato al desiderio di generare un’esperienza estetica nell’osservatore.. Più è complessa l’opera, più è difficile decifrare il messaggio, maggiore sarà la sua portata estetica.
Meccanismo centrale dell’interesse e della soddisfazione estetica sembra essere rappresentato dall’ambiguità dell’opera d’arte, ambiguità che evidentemente consente all’osservatore di attribuire all’opera stessa elementi che più probabilmente appartengono della propria interiorità. Comprendere un’opera d’arte significa allora coglierla in un significato soggettivo e unico. Sappiamo bene come il concetto stesso di bellezza mostri in tante occasioni la sua relatività e la sua dipendenza da regole psicologiche assolutamente personali.

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L’esperienza estetica è un’esperienza difficile da descrivere, di solito si è interessati a viverla più che a comprenderla anche se si è d’accordo nel riconoscere che è un’esperienza caratterizzata da un sentimento specifico di piacere, isolato o commisto ad altre emozioni: l’immagine estetica attrae, polarizza l’attenzione in una sorta di rapimento che sospende il flusso temporale di chi vive l’esperienza estetica..
Come le emozioni, l’esperienza estetica ha una sua ciclicità: ha un’attivazione, raggiunge l’acme, arriva alla saturazione e si estingue.
Abbiamo parlato della relazione fra oggetto estetico e contenuti interiori dell’autore. Lo stesso si può dire per l’osservatore che entra in una forma di identificazione con l’opera d’arte e il mondo interno di chi l’ha prodotta. Le variabili personali anche qui sono importanti: a seconda delle proprie caratteristiche interiori, si è attivati da certe forme artistiche piuttosto che altre. Aspetti culturali e sociali concorrono a costruire i gusti artistici di un individuo. Anche l’età ha il suo peso: una giovane età sembra più attratta dall’aspetto esteriore di un’opera, mentre la maturità sembra più propensa a penetrare le ragioni e a cogliere le ripercussioni affettivo/emotive di un evento.

Artista e fruitore sono legati da una reciprocità: l’autore attraverso la sua opera crea le condizioni per l’attivazione di una serie di processi cognitivi, emotivi e motori in un fruitore che non subisce passivamente, ma seleziona attivamente gli stimoli, coerentemente con le proprie caratteristiche personalii. [L’idea della mente come elaboratore attivo, che filtra le informazioni esterne, nasce dalla psicologia cognitivista che, negli anni ‘50, focalizza l’attenzione sui processi della mente e i suoi meccanismi: percezione, attenzione, emozioni, linguaggio, l’apprendimento, memoria].
Autore, opera, fruitore, sono tre facce di una stessa realtà, costruiscono insieme il processo artistico che a sua volta consolida il forte legame che c’è tra loro.

Storia della Psicologia – Sgmund Freud: la Psicoanalisi (10)

S. Freud

S. Freud

A Freud vengono riconosciuti due contributi fondamentali dati alla Psicologia con la psicoanalisi: il primo è l’aver spostato il centro della vita psichica dalla sfera del conscio a quella dell’inconscio, la seconda l’aver spostato l’interesse dalla vita psichica adulta all’infanzia.

Fu uno dei primi ad attribuire grande importanza alle prime fasi di sviluppo della personalità. Era convinto che i caratteri fondamentali della personalità emergessero molto presto e che maturassero in modo definitivo prima dei cinque anni.

Secondo Freud il bambino passa attraverso una serie di stadi di sviluppo psicosessuale che vanno dalla nascita fino ai cinque anni. Durante questi stadi egli agisce in modo autoerotico, cioè la sessualità non è rivolta verso un oggetto esterno ma concentrata sul proprio corpo. Il bambino prova un piacere sensuale o erotico stimolando o essendo stimolato nelle varie zone erogene del corpo. Ogni stadio compreso in questo periodo tende ad essere localizzato in specifiche zone erogene del bambino.

Il primo stadio, detto orale, va dalla nascita al secondo anno di vita; la fonte primaria di soddisfazione erotica è rappresentata, in questa fase, dalla stimolazione della bocca e si esprime nel succhiare, nel mangiare, nel mordere e nell’inghiottire il cibo o sputarlo se sgradevole. Un’inadeguata soddisfazione (per eccesso o per difetto) durante questo stadio, può produrre una personalità di tipo orale, caratterizzata da smodate abitudini in attività come il fumare, il mangiare, il bere.

Nella seconda fase, detta anale che va dal secondo al terzo anno di vita, la gratificazione sessuale si sposta dalla bocca all’ano e il bambino ricava piacere, appunto dalla stimolazione della zona anale. Durante questo stadio (che coincide con il periodo dell’educazione degli sfintèri), il bambino può sia espellere che trattenere, creando in entrambi i casi seri problemi ai genitori. Se in questo periodo si instaura un forte conflitto con loro, esso può predisporre il bambino a manifestare, da adulto, un comportamento anale che è tipico delle persone ordinate, parsimoniose e ostinate.

La terza fase, detta fase fallica, subentra all’incirca alla fine del terzo inizio del quarto anno di vita. La gratificazione erotica si sposta ora sulla regione genitale. Freud colloca in questo stadio il complesso di Edipo : durante questo stadio il bambino sviluppa un forte attaccamento sessuale verso il genitore di sesso opposto e un atteggiamento di ostilità verso il genitore dello stesso sesso, da lui percepito come rivale. Per paura delle ripercussioni paterne (angoscia di castrazione), rinuncia al possesso della madre e si identifica con il padre. Questa identificazione costituisce il nucleo del Super-io.

La storia e l’evoluzione del complesso edipico sono diversi nei maschi e nelle femmine. Il bambino, per paura di essere evirato dal padre, rinuncia al possesso della madre e si identifica con lui, quindi esce dal complesso di Edipo mentre la bambina al contrario entra nel complesso di Edipo nel momento in cui si rende conto di essere anatomicamente deprivata. Fino a quel momento anche lei come il maschio, aveva avuto come oggetto d’amore la madre. Nel momento in cui scopre la propria inferiorità organica, la bambina si allontana dalla madre con ostilità considerandola responsabile della propria castrazione, sviluppa una forte invidia del pene e si rivolge al padre come nuovo oggetto d’amore. Non essendoci per la bambina una reale minaccia di castrazione dal momento che non può perdere ciò che non ha, la bambina non ucirà mai completamente dal complesso di Edipo per cui non svilupperà mai un Super-io adeguato, rimarrà dipendente dall’autorità, con deboli interessi sociali e scarsa maturità.

 La teoria dello sviluppo femminile è una delle parti dell’opera di Freud che ha ricevuto il maggior numero di critiche sia dagli psicoanalisti, che dall’esterno della cerchia degli specialisti. Freud è stato accusato di maschilismo e misoginia soprattutto dalle femministe americane  negli anni Sessanta -.

(segue)

Storia della psicologia – Sigmund Freud: la psicoanalisi – (9)

warhol20freudFreud, a partire dal 1920, abbandona la teoria topica e formula una nuova teoria che suddivide la psiche in tre istanze: Es, Io e Super-io. Ogni istanza viene anche chiamata struttura mentale, per questo è nota anche come teoria strutturale.

L’Es corrisponde più o meno al precedente concetto di inconscio, è la parte più primitiva e meno accessibile della personalità di cui rappresenta il polo pulsionale. I suoi contenuti sono in parte ereditati e innati (pulsioni) e in parte rimossi e acquisiti (traumi).

L’Es, è la fonte di energia dell’apparato psichico. L’energia dell’Es è di due tipi: energia distruttiva derivante dalla pulsione aggressiva e libido derivante dalla pulsione erotica. Come l’inconscio, l’Es è perennemente alla ricerca di un soddisfacimento immediato dei propri bisogni. Senza tener conto della realtà, agisce in base a quello che Freud ha chiamato principio di piacere, meccanismo destinato alla riduzione della tensione psichica, dell’impulso. L’Es costituisce tutta la psiche all’inizio della vita. Basti pensare ai bambini piccoli che tendono al soddisfacimento immediato dei bisogni.

Per soddisfare i propri bisogni e mantenere un livello di tensione accettabile, l’individuo deve però interagire con il mondo reale. Una persona affamata, per esempio, è costretta a comportarsi in un certo modo per procurarsi il cibo e scaricare la tensione procurata dalla fame, cioè è necessario che si stabilisca un adeguato rapporto fra i bisogni dell’Es e le circostanze reali. Per facilitare questo rapporto, nasce lIo che assume il ruolo di mediatore tra l’Es e il mondo esterno.Freud6

L’Io non corrisponde al preconscio o alla coscienza dal momento che nel tentativo di opporsi ai desideri dell’Es mette in atto meccanismi di difesa che sono in parte inconsci. Ogni meccanismo di difesa viene innescato allo scopo di diminuire o evitare l’angoscia che nasce dall’accumulo di energia non scaricata o incanalata. Situazioni che possono essere causa di accumulo di energia e quindi di angoscia sono frequenti nella vita dei bambini (quando l’apparato psichico non è ancora abbastanza maturo da gestire le energie in modo efficiente senza l’aiuto esterno) e portano facilmente allo sviluppo di uno stato traumatico. Possono nascere da eventi concreti come l’assenza della madre o le punizioni e i rimproveri che fanno temere al bambino di non essere amato, o partire da un desiderio dell’Es.

Oltre ai meccanismi di difesa e alla gestione dell’energia psichica, l’Io comprende molte altre funzioni tra cui: la coscienza, la memoria, il linguaggio, l’esame di realtà, la percezione ed espressione delle emozioni, il pensiero, il controllo dell’attività motoria, l’integrazione di tutte queste funzioni.

L’Io agisce secondo il principio di realtà perché tiene in sospeso le richieste avanzate dall’Es fino a che non si verificano le condizioni per soddisfarle.

La terza componente, il Super-io, svolge soprattutto una funzione di coscienza morale e di critica nei confronti dell’Io e comprende le aspirazioni ideali. Si sviluppa nella prima infanzia ed è il risultato dell’introiezione delle regole comportamentali imposte dai genitori. E’ il risultato dei conflitti psichici che avvengono nella fase fallica. Quando il bambino rinuncia ai suoi desideri incestuosi, per evitare il pericolo della castrazione, si identifica con il padre e ne assimila il sistema di norme e valori facendoli propri.

I comportamenti considerati sbagliati e quindi puniti dai genitori entrano a far parte della coscienza del bambino, all’interno del Super-io. Quelli giusti e quindi premiati, vanno a formare l’Ideale dell’Io. A differenza dell’Io, il Super-io non è al servizio dell’Es, ma tende piuttosto a inibirlo completamente.Iceb

Opera in modo prevalentemente inconscio e si può manifestare in una molteplicità di modi, a volte è in accordo con l’Io, (per esempio per ciò che riguarda il controllo delle pulsioni dell’Es), in altri casi è in disaccordo e allora funziona in modo da stimolare nell’Io un senso di colpa o di rimorso o un bisogno di punizione.

(segue)

Storia della psicologia – Sigmund Freud: la psicoanalisi – (7)

Une leçon clinique à la Salpetrière - André Brouillet

Une leçon clinique à la Salpetrière André Brouillet

Mentre in Germania si sviluppava la psicologia sperimentale, in Francia si scopriva un forte interesse per la psichiatria. Nel campo del trattamento dei malati di mente si assisteva ad un cambiamento importante: cominciava ad essere riconosciuta la causa psichica del disturbo mentale in luogo della lesione cerebrale che in molti casi non era accertabile. Figure di rilievo in questo senso furono Jean-Martin Charcot (1825-1893) e il suo allievo Pierre Janet (1859-1947).

Luminare della medicina Charcot per primo aveva diagnosticato l’isteria come una vera e propria malattia. Venivano diagnosticati come isterici quei pazienti,  prevalentemente donne, che lamentavano disturbi funzionali senza che vi fossero danni organici sottostanti. Charcot aveva iniziato a curare l’isteria attraverso l’uso dell’ipnosi. L’ipnosi è una particolare condizione psichica caratterizzata da uno stato intermedio tra il sonno e la veglia in cui sono ridotte le capacità critiche, vi è un aumento della suggestionabiltà e l’attenzione è limitata alle sole richieste dell’ipnotizzatore. Fino a quel momento l’ipnosi era stata utilizzata prevalentemente da saltimbanchi e ciarlatani a scopi tutt’altro che terapeutici.

Sigmund Freud giovane

Sigmund Freud giovane

A Vienna Sigmund Freud, divenuto neuropsichiatra, cominiciava ad affrontare alcuni di questi casi di isteria. Questi malati non presentavano in genere interesse clinico per i medici. In linea di massima erano considerati, come anche i nevrotici in genere, semplicemente dei simulatori di malattia.

Freud però, che aveva incontrato Charcot ed aveva lavorato per sei settimane nel suo laboratorio di patologia alla Salpetriere di Parigi, era d’accordo nel ritenere che le nevrosi fossero vere e proprie malattie, anche se non avevano un corrispondente organico e cominciò ad affrontarle da un punto di vista psichico insieme al collega Josef Breuer (1842-1925) utilizzando l’ipnosi. Dall’ influenza di Charcot deriverà anche il collegamento che Freud farà in seguito della nevrosi con il sesso.

Vale la pena fare alcune considerazioni prima di addentrarci nello specifico delle teorie formulate da Freud. 

Dal suo lavoro nasce la psicoanalisi la cui data di fondazione come scuola viene fatta risalire al 1900, anno di pubblicazione dell'”Interpretazione dei sogni”. La maggior parte delle persone ha sentito parlare di Freud e della psicoanalisi e spesso questi vengono identificati con la psicologia pensando che quest’ultima si occupi soltanto di malattie mentali.

La psicoanalisi in verità non nasce all’interno della psicologia. Mentre le scuole psicologiche che si sono succedute dalla nascita della psicologia come scienza erano e sono interessate soprattutto allo studio dei processi psicologici (percezione, sensazione, apprendimento, ecc..), attraverso la sperimentazione controllata in laboratorio, la psicoanalisi ha sempre avuto come oggetto di studio la sofferenza psichica e come scopo il mettere a punto una terapia per la cura di tale sofferenza basandosi soprattutto sull’osservazione clinica, cioè sull’osservazione dei singoli pazienti in terapia.

Cionondimeno la psicoanalisi ha esercitato ed esercita una notevole influenza sulla psicologia, così come anche su discipline non psicologiche (letteratura, filosofia, arte ecc.), anche se non è mai stata completamente accettata dalla psicologia accademica proprio per le sue origini cliniche piuttosto che scientifiche.IPNOSI

Torniamo a Freud. Lavorando con l’ipnosi aveva scoperto che durante lo stato ipnotico il soggetto diceva cose, descriveva immagini e provava emozioni di cui non aveva alcun ricordo una volta uscito dallo stato ipnotico. Questa esperienza lo convinceva sempre di più dell’ esistenza di un mondo psichico sconosciuto di ben più vasta portata rispetto al mondo cosciente. Freud ipotizzò la possibilità che la vita conscia dell’uomo fosse subordinata alla vita psichica inconscia.

Il concetto di inconscio non era nuovo. Molti pensatori prima di Freud avevano affrontato questo argomento che era diventato una costante del pensiero filosofico del XIX secolo. A Freud viene riconosciuto il merito di aver capito il significato della vita psichica inconscia e di aver trovato poi un modo per studiarla.

Freud fa una prima ipotesi del disagio psichico: esso è dovuto ad un evento traumatico avvenuto durante l’infanzia, a cui non sono seguite le reazioni emotive energiche attraverso le quali vengono scaricati gli affetti. La reazione allora viene repressa e l’affetto rimane legato al ricordo, giungendo a determinare i fenomeni isterici, senza che il malato ne abbia un ricordo cosciente. Il non ricordo del fatto traumatico e il mancato deflusso della carica emotiva ad esso legata, erano dovuti secondo Freud alla natura stessa del fatto, al suo carattere doloroso: ciò determinava l’esclusione dalla coscienza della rappresentazione dell’episodio.

Cominciava ad avere un’idea di quelli che avrebbe chiamato meccanismi di difesa.

(segue)

Il sogno (II parte)

Beautiful world - Renè Magritte

Beautiful world – Renè Magritte

Come svelare il mistero del sogno?

Il sogno viene messo in scena in base ad una serie di processi, che hanno caratteristiche peculiari (C.Lalla 1990).

Secondo il primo processo un elemento concreto può rappresentare un elemento astratto con cui è in relazione: l’immagine del padre ad esempio può rappresentare la maturità, un’automobile può rappresentare la velocità e così via.

Lo stesso vale per il contrario (secondo processo): un elemento concreto può essere rappresentato da uno astratto. Così un’atmosfera di pericolo sostituisce nel sogno l’oggetto o l’evento che sono costruiti come pericolosi.

Un terzo processo si ha quando un elemento ne rappresenta un altro con cui ha alcuni aspetti in comune. Se prendiamo ad esempio il cavallo e la tigre: entrambi possono essere considerati come attraenti e selvaggi, anche se la tigre può essere considerata molto pericolosa, mentre il cavallo può essere addomesticato.

Il quarto processo si manifesta per analogia. Poniamo il caso di una donna sposata che considera la relazione con il marito come molto simile a quella che aveva con il padre: ella potrà sognare di essere sposata al padre.

Il quinto processo si ha quando una parte di un tutto rappresenta il tutto: un mobile per esempio può rappresentare una stanza.

Il sesto processo lavora in direzione opposta: il tutto viene rappresentato nel sogno per intenderne una sua parte. Un luogo geografico può rappresentare simbolicamente lo spirito dei suoi abitanti.

Attraverso il settimo processo vengono rappresentati elementi che ne simboleggiano altri a cui sono in qualche modo legati: sognarsi con i capelli in disordine o acconciati male, può evidenziare un’insoddisfazione per esempio, per le proprie caratteristiche mentali.

Nell’ottavo processo l’immagine onirica viene messa in scena per assonanza, così il senso di frustrazione può essere rappresentato dall’immagine di venir frustati.

Nel nono processo un elemento ne rappresenta un altro che ha la stessa denominazione: la suora può sostituire la sorella, il pagare l’espiare, ecc..

Nel decimo processo l’immagine è la rappresentazione alla lettera di una metafora. Il sentirsi feriti nell’animo per le parole di qualcuno può diventare nel sogno l’immagine di un cane che morde all’altezza del cuore.

Questi dieci processi corrispondono in termini cognitivi a ciò che Freud aveva chiamato spostamento.

Un altro processo che segue il sogno, che nella terminologia di Freud si chiamava condensazione, è quello per cui due elementi simili nella realtà possono dar luogo a due immagini fuse nel sogno (se per esempio nel pensiero del sognatore c’è l’idea che due amici hanno in comune un difetto o una qualità, le loro due immagini possono risultare fuse nel sogno).

Le immagini oniriche sono il risultato dell’operare di uno o più di questi processi.

Secondo Freud il mascheramento delle reali immagini del sogno era necessario per eludere la censura psichica e permettere una via di accesso alla coscienza a contenuti rimossi perché inaccettabili, senza disturbare il sonno. Questo punto di vista non è oggi più proponibile per tanti motivi il più importante è che oggi non si può più pensare all’apparato psichico come governato soltanto dalla tendenza a ridurre le tensioni e esaudire desideri. Come ha già detto (vedi I parte), il sogno è considerato oggi come il modo in cui funziona l’intelligenza durante il sonno.

Il sogno è la realizzazione allucinatoria di un desiderio allo stesso modo in cui lo può essere una fantasia ad occhi aperti. Se poi il sogno evidenzia aspetti che la persona non riconosce come propri, la sua attenta lettura può facilitarne la consapevolezza, così come può facilitare il riconoscimento di mete personali represse e di sentimenti inconsapevoli.

Per interpretare adeguatamente un sogno, la prima cosa da fare è ovviamente di ricordarlo e trascriverlo. Molti non ricordano di aver sognato quando si svegliano, ma sembra che questo sia solo un problema di allenamento. Quando cominciamo ad avere interesse ai sogni cominciamo anche a ricordarli, più lo facciamo e più ce li ricordiamo.

La seconda cosa da fare è chiederci che tipo di emozione abbiamo provato nel sogno, quando ci siamo svegliati e mentre lo trascrivevamo.

Le emozioni hanno una parte importante perché sono l’unico aspetto del sogno che rappresenta solo se stessa: un’immagine può rappresentarne un’altra, un’emozione invece no. Per questo l’emozione del sogno rappresenta una importante chiave di lettura. Se ci siamo sognati in ansia ad esempio questo ci indirizza a cercare cosa ci faceva sentire così nel sogno e se questo ci ricorda qualcosa della vita reale.

E’ necessario poi focalizzare l’attenzione sugli stati d’animo e i pensieri con i quali ci siamo addormentati e quali esperienze importanti abbiamo fatto il giorno prima e anche queste da quali pensieri, emozioni e sentimenti sono state accompagnate. Abbiamo già detto che le vicende del giorno prima possono aver avuto un peso nella costruzione del sogno.

Analizziamo poi le immagini del sogno (tenendo presenti i dieci processi che abbiamo elencato), facendo attenzione alle caratteristiche dei personaggi del sogno e alle relazioni stabilite con loro nonché alla storia del sogno e ai luoghi in cui è ambientato. Le figure del sogno possono rappresentare sia persone e cose che caratteristiche personali. Quanto più tali figure sono lontane dalla nostra quotidianità o quanto più hanno caratteristiche irreali, tanto più è probabile che rappresentino caratteristiche personali.

E’ possibile che facendo un’analisi sistematica dei nostri sogni ci rendiamo conto che ognuno di noi tende a utilizzare dei simboli privilegiati.

I sogni ricorrenti in genere riflettono la presenza di problemi insoluti. Un cambiamento avvenuto nel sogno può significare un cambiamento reale in atto.