Adolescenza: un prodotto della cultura occidentale

Andy Warrol

Andy Warrol

Adolescenza

Adolescenza, solo a nominarla questa parola richiama alla mente scenari di crisi, problemi, conflitti. Nell’immaginario collettivo attuale l’adolescenza è sempre associata a momenti di forte impatto emotivo naturalmente negativo.

I figli adolescenti si sentono spesso trattati dai propri genitori come se fossero bombe a orologeria pronte a scoppiare da un momento all’altro.

Ma che cos’è l’adolescenza per incutere tanta inquietudine: una malattia, un percorso ad ostacoli, un fulmine che ti colpisce se cammini vicino agli alberi quando piove?

L’adolescenza non è un fenomeno universale, in molte società primitive neanche esiste: i ragazzi e le ragazze passano direttamente dall’infanzia all’età adulta attraverso riti di passaggio che trasmettono loro il patrimonio culturale della collettività a cui appartengono.

Nella società moderna sembrava più utile ritardare il momento dell’inserimento nel mondo adulto.

E’ nato così quel periodo nuovo dell’esistenza umana, chiamato adolescenza. Inizialmente solo come breve fase di passaggio. Oggi come fase evolutiva, al pari dell’infanzia e della fanciullezza, che inizia con lo sviluppo puberale e si conclude con lo sviluppo dell’autonomia e l’acquisizione dei ruoli e delle responsabilità adulte, un periodo dunque di circa 10/12 anni. anni che servono, tra le altre cose, a riorganizzare l’identità personale costruita nelle fasi precedenti.

A casa

Al ragazzo adolescente non piace essere considerato una bomba e non si capacita delle reazioni degli adulti quando rivendica i propri diritti. Se fino a poco tempo prima era disposto a rispettare un divieto solo perché dato da un genitore, ora non accetterà nessuna regola su cui non abbia prima discusso e che non abbia compreso.

Gli adolescenti non capiscono perchè i padri se la prendono tanto se vogliono fare di testa loro, perché le madri si allarmano quando vogliono tenere qualche segreto, o perché entrambi i genitori reagiscono così male quando esprimono idee diverse dalle loro, o vogliono fare tardi la sera.

Quando l’adolescente si rende conto di avere opinioni e idee personali, diverse da quelle dei suoi genitori, si aspetta che queste vengano riconosciute e rispettate ed è disposto a discutere di continuo per questo. Si aspetta dunque di essere ascoltato, considerato, insomma di essere trattato alla pari.

A scuola

A scuola non può essere diverso. Qui i ragazzi si aspettano di essere considerati dai professori e dai compagni, di poter sviluppare i propri interessi culturali, di poter discutere con l’insegnante sui contenuti delle lezioni, di potersi costruire rapporti di amicizia importanti e di fare le prime esperienze sentimentali.

Non gli piace essere troppo al centro dell’attenzione, ma neanche essere ignorati.

Vogliono conoscere il perché delle cose e apprezzano chi spiega senza prevaricare. Hanno bisogno di proteggere i proprii sentimenti più intimi e le idee più personali, che riservano per i rapporti speciali, e nello stesso tempo hanno bisogno di raccontarsi di confrontarsi, di parlare dei propri successi e dei propri fallimenti.

Non vogliono essere trattati da ragazzini e sono molto sensibile al giudizio degli adulti, soprattutto di quelli che ammirano di più e a cui vogliono assomigliare.

I ragazzi a scuola si aspettano di trovare sostegno e modelli da seguire, ancora di più se con i genitori si trovano in difficoltà.