Storia della psicologia – Sigmund Freud: la psicoanalisi – (7)
Mentre in Germania si sviluppava la psicologia sperimentale, in Francia si scopriva un forte interesse per la psichiatria. Nel campo del trattamento dei malati di mente si assisteva ad un cambiamento importante: cominciava ad essere riconosciuta la causa psichica del disturbo mentale in luogo della lesione cerebrale che in molti casi non era accertabile. Figure di rilievo in questo senso furono Jean-Martin Charcot (1825-1893) e il suo allievo Pierre Janet (1859-1947).
Luminare della medicina Charcot per primo aveva diagnosticato l’isteria come una vera e propria malattia. Venivano diagnosticati come isterici quei pazienti, prevalentemente donne, che lamentavano disturbi funzionali senza che vi fossero danni organici sottostanti. Charcot aveva iniziato a curare l’isteria attraverso l’uso dell’ipnosi. L’ipnosi è una particolare condizione psichica caratterizzata da uno stato intermedio tra il sonno e la veglia in cui sono ridotte le capacità critiche, vi è un aumento della suggestionabiltà e l’attenzione è limitata alle sole richieste dell’ipnotizzatore. Fino a quel momento l’ipnosi era stata utilizzata prevalentemente da saltimbanchi e ciarlatani a scopi tutt’altro che terapeutici.
A Vienna Sigmund Freud, divenuto neuropsichiatra, cominiciava ad affrontare alcuni di questi casi di isteria. Questi malati non presentavano in genere interesse clinico per i medici. In linea di massima erano considerati, come anche i nevrotici in genere, semplicemente dei simulatori di malattia.
Freud però, che aveva incontrato Charcot ed aveva lavorato per sei settimane nel suo laboratorio di patologia alla Salpetriere di Parigi, era d’accordo nel ritenere che le nevrosi fossero vere e proprie malattie, anche se non avevano un corrispondente organico e cominciò ad affrontarle da un punto di vista psichico insieme al collega Josef Breuer (1842-1925) utilizzando l’ipnosi. Dall’ influenza di Charcot deriverà anche il collegamento che Freud farà in seguito della nevrosi con il sesso.
Vale la pena fare alcune considerazioni prima di addentrarci nello specifico delle teorie formulate da Freud.
Dal suo lavoro nasce la psicoanalisi la cui data di fondazione come scuola viene fatta risalire al 1900, anno di pubblicazione dell'”Interpretazione dei sogni”. La maggior parte delle persone ha sentito parlare di Freud e della psicoanalisi e spesso questi vengono identificati con la psicologia pensando che quest’ultima si occupi soltanto di malattie mentali.
La psicoanalisi in verità non nasce all’interno della psicologia. Mentre le scuole psicologiche che si sono succedute dalla nascita della psicologia come scienza erano e sono interessate soprattutto allo studio dei processi psicologici (percezione, sensazione, apprendimento, ecc..), attraverso la sperimentazione controllata in laboratorio, la psicoanalisi ha sempre avuto come oggetto di studio la sofferenza psichica e come scopo il mettere a punto una terapia per la cura di tale sofferenza basandosi soprattutto sull’osservazione clinica, cioè sull’osservazione dei singoli pazienti in terapia.
Cionondimeno la psicoanalisi ha esercitato ed esercita una notevole influenza sulla psicologia, così come anche su discipline non psicologiche (letteratura, filosofia, arte ecc.), anche se non è mai stata completamente accettata dalla psicologia accademica proprio per le sue origini cliniche piuttosto che scientifiche.
Torniamo a Freud. Lavorando con l’ipnosi aveva scoperto che durante lo stato ipnotico il soggetto diceva cose, descriveva immagini e provava emozioni di cui non aveva alcun ricordo una volta uscito dallo stato ipnotico. Questa esperienza lo convinceva sempre di più dell’ esistenza di un mondo psichico sconosciuto di ben più vasta portata rispetto al mondo cosciente. Freud ipotizzò la possibilità che la vita conscia dell’uomo fosse subordinata alla vita psichica inconscia.
Il concetto di inconscio non era nuovo. Molti pensatori prima di Freud avevano affrontato questo argomento che era diventato una costante del pensiero filosofico del XIX secolo. A Freud viene riconosciuto il merito di aver capito il significato della vita psichica inconscia e di aver trovato poi un modo per studiarla.
Freud fa una prima ipotesi del disagio psichico: esso è dovuto ad un evento traumatico avvenuto durante l’infanzia, a cui non sono seguite le reazioni emotive energiche attraverso le quali vengono scaricati gli affetti. La reazione allora viene repressa e l’affetto rimane legato al ricordo, giungendo a determinare i fenomeni isterici, senza che il malato ne abbia un ricordo cosciente. Il non ricordo del fatto traumatico e il mancato deflusso della carica emotiva ad esso legata, erano dovuti secondo Freud alla natura stessa del fatto, al suo carattere doloroso: ciò determinava l’esclusione dalla coscienza della rappresentazione dell’episodio.
Cominciava ad avere un’idea di quelli che avrebbe chiamato meccanismi di difesa.
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