Storia della Psicologia – Il cognitivismo-(25)

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Storia della Psicologia – Il cognitivismo – (25)

Parallelamente Liotti si è occupato e si occupa tuttora delle discontinuità della coscienza.
Liotti considera i disturbi dissociativi come un meccanismo di difesa della mente di fronte ad eventi traumatici insostenibili, essi sono legati alla costruzione di modelli operativi interni multipli a loro volta dovuti allo strutturarsi di un attaccamento di tipo disorganizzato (vedi pag. ) con genitori: maltrattanti o gravemente depressi per un lutto o affetti da disturbi mentali.image
Il collegamento che fa Liotti tra attaccamento e disturbo della coscienza permette alla terapia cognitiva di aprire la strada alla cura dei disturbi più gravi prima poco praticabile. Il suo punto di vista infatti prevede che gli interventi terapeutici siano focalizzati soprattutto sulla relazione tra terapeuta e paziente e prescindano quindi dalla qualità delle funzioni mentali.

Un interesse attuale all’interno della psicoterapia cognitiva è quello per la comprensione degli aspetti caratteristici dei paradossi nevrotici. Perché i comportamenti problematici vengono giudicati dal soggetto come involontari e i processi mentali che li provocano come estranei a sé e perché un comportamento problematico si mantiene nel tempo nonostante gli sforzi del soggetto per modificarlo?
Soprattutto F.Mancini ha cercato di rispondere a queste domande. F.Mancini ritiene che il paradosso nevrotico abbia senso all’interno di un sistema di scopi e credenze: quello che a un osservatore esterno può apparire un conflitto di scopi può essere nella mente del soggetto funzionale al raggiungimento di scopi intermedi non immediatamente evidenti ad un osservatore esterno. L’autore ritiene che il paradosso nevrotico sia sostenuto da meccanismi di autoinganno (che consistono nel cercare di modificare la realtà piuttosto che conoscerla) che non sono tipici del paradosso nevrotico ma presenti anche nella condotta comune e normale (è un esempio di autoinganno il caso in cui evitiamo di andare a vedere i risultati di un esame: non sapere il risultato può dare l’illusione di essere stati promossi).

Il cognitivismo clinico si presenta dunque come un campo eterogeneo ancora in via di sviluppo. Chi si avvicina alla terapia cognitiva può incontrare indistintamente un terapeuta cognitivista standard, o un costruttivista, o un post-razionalista,….cognitivismo
Abbiamo detto che quello che accomuna i diversi orientamenti è l’importanza data alle strutture di significato e ai processi di elaborazione della conoscenza. Bisogna aggiungere che esse hanno in comune anche lo scopo che è quello di migliorare nell’individuo che vi fa ricorso quella che oggi viene chiamata la funzione metacognitiva : la capacità di riflettere sui propri stati e processi mentali, di comprendere gli stati e i processi mentali degli altri, di utilizzare queste capacità per risolvere i propri problemi e ridurre la propria sofferenza.

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Storia della Psicologia -Il Cognitivismo -(23)

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Storia della Psicologia – Il Cognitivismo – (23)

Il primo lavoro in cui viene proposta una teoria della mente costruttivo-strutturalista è quello di due italiani: Guidano e Liotti (1r983).

Partendo dal presupposto che la conoscenza umana è un prodotto dell’evoluzione, che è un processo dinamico che, in base alle elaborazioni consentite dalle strutture di significato del soggetto, costruisce modelli sempre più raffinati della realtà e che tutto il sistema conoscitivo è regolato dal principio della coerenza, Guidano e Liotti affermano che l’esperienza cosciente umana è il risultato di diversi processi inconsci. Più precisamente affermano, facendo riferimento alla teoria di Bowlby, e alla psicologia dello sviluppo cognitivo di Piaget, che l’organizzazione cognitiva individuale funziona secondo regole tacite (inconsce) che vengono costruite nel corso dello sviluppo dalla nascita all’età adulta (i modelli operativi interni di cui parla Bowlby vedi cap.VII) e che caratterizzano il modo personale di essere e di elaborare le esperienze. Tali regole sono preverbali, preattentive, emotive e operano prevalentemente secondo modalità analogiche. Al livello tacito, inconscio corrisponde sul piano cosciente un livello esplicito della propria organizzazione cognitiva che è invece costituito dalle idee che ogni individuo è consapevole di avere di se stesso che gli permettono di osservarsi e valutarsi continuamente: i tratti e le caratteristiche personali, il senso del proprio valore e della propria amabilità, tutto ciò che serve a mantenere il senso di identità personale. Il livello esplicito opera prevalentemente attraverso il linguaggio.
Le regole tacite si compongono in una struttura di significato personale che mette ordine nelle esperienze che viviamo e le trasforma continuamente in informazioni esplicite, consapevoli su noi stessi e sul mondo.  Secondo questa prospettiva la sofferenza psichica si origina quando le esperienze emotivo-immaginative generate ed elaborate dalla struttura tacita inconscia, non possono essere trasformate in conoscenza esplicita conscia, in altre parole l’esperienza emotiva non riesce ad essere compresa all’interno del proprio senso di identità personale e viene allora vissuta come un’esperienza che non fa parte di sé, egodistonica. image

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