Storia della Psicologia-Il Cognitivismo -(22)

Michael J.Mahoney (1946-2006)

Michael J.Mahoney
(1946-2006)

Storia della Psicologia – Il Cognitivismo – (22)

Negli anni Ottanta questo punto di vista, pur se con il riconoscimento della sua efficacia nel trattamento di diversi disturbi psichici, divenne oggetto di critiche all’interno dello stesso cognitivismo clinico.
L’insoddisfazione di fondo era soprattutto per l’idea di uomo che era alla base delle teorie di Beck e Ellis: considerare i comportamenti e le emozioni come il risultato delle valutazioni cognitive (che fossero pensieri automatici o idee irrazionali), sembrava troppo limitante e riduttivo, si sentiva la necessità, soprattutto all’interno della scuola italiana, di teorie che si spingessero più avanti nella comprensione dell’uomo e del suo disagio psichico.
La terapia cognitiva standard è stata accusata di trascurare i processi inconsci, di considerare le emozioni come il risultato dei pensieri e come qualcosa che andava controllato e non espresso, di dare troppa importanza agli aspetti razionali e verbali a scapito dell’emotività e del non verbale, e soprattutto di aver inserito l’elaborazione cognitiva nel modello comportamentista stimolo-risposta senza sviluppare una teoria che tenesse conto della natura costruttivista della mente umana (Mahoney 1980). Più recentemente sono stati sollevati altri due problemi che la terapia cognitiva standard non ha affrontato adeguatamente: il primo è quello del paradosso nevrotico (F.Mancini 1996), il secondo è quello dei pazienti gravi (Liotti 1993)

Il punto di vista costruttivista, che come abbiamo visto ha un precursore in Kelly, parte dal presupposto che non esiste una realtà oggettiva, conoscibile come tale, ma che ogni individuo si costruisce una sua realtà in modo soggettivo e che ognuna di esse è valida.
L’uomo ha un ruolo attivo nei confronti della conoscenza di sé e del mondo. L’idea che l’individuo si fa della realtà che lo circonda non è dovuta ad una elaborazione passiva degli stimoli ambientali che via via lo colpiscono, ma è piuttosto il risultato della selezione personale degli stimoli a cui rispondere e, in base alla selezione fatta, della costruzione graduale di un modello personale di mondo.
Alcuni elementi della struttura conoscitiva (denominati schemi, costrutti o frame a seconda delle diverse teorie) sono geneticamente determinati e presenti alla nascita. A partire da questi l’individuo comincia a costruire le sue prime esperienze che andranno ad arricchire la struttura conoscitiva di base. Ogni nuova esperienza sarà condizionata dalla struttura di base e a sua volta la condizionerà diventando al tempo stesso il risultato delle esperienze passate e la causa delle esperienze future. Soltanto informazioni previste dalla propria struttura di base possono essere prese in considerazione dall’individuo ed entrare a far parte del proprio bagaglio di conoscenze.