Storia della psicologia – Introduzione – (2)
Mentre i primi filosofi si preparavano a studiare la mente secondo il metodo sperimentale, i primi fisiologi lavoravano per capire i meccanismi neurologici che consentono i processi mentali.
La distinzione operata dai fisiologi tra soggetto e oggetto della percezione permetteva di cominciare a studiare la percezione su basi rigorosamente scientifiche.
L’evoluzionismo di Darwin (1809-1882) infine introduceva il concetto di adattamento e la necessità di comprendere nello studio dell’uomo anche quello dell’età evolutiva e delle specie animali.
Verso la fine dell’Ottocento erano presenti le condizioni per la nascita di una disciplina che accogliesse tutti i contributi e si facesse carico del compito di sistematizzarli e utilizzarli per studiare la mente umana col metodo sperimentale.
Wundt con il suo laboratorio di psicologia sperimentale compie il passo ufficiale. Nasce così la psicologia come scienza autonoma, riconosciuta dall’intera comunità scientifica.
Nel laboratorio di Wundt venivano studiati in modo sperimentale il rapporto tra sistema nervoso e processi mentali, i tempi di reazione individuale agli stimoli, l’associazione mentale.
Nel suo laboratorio si alternarono molti studiosi, futuri psicologi, provenienti da varie parti del mondo che una volta rientrati nel proprio Paese fondavano nuovi laboratori di psicologia.
La storia iniziale della psicologia, più che di tutte le altre scienze, è stata caratterizzata dalla nascita e dal successivo declino di molte scuole di pensiero. Ogni nuova scuola si contrapponeva alla scuola precedente sottolineando i punti deboli delle vecchie teorie e proponendone di nuovi.
Ogni volta che una nuova scuola di pensiero si affermava, provocava la nascita di una nuova opposizione e così via.
La maggior parte dei contrasti riguardavano l’oggetto di studio della psicologia e in che modo dovesse essere affrontato: per alcuni doveva essere la coscienza, per altri l’inconscio, per altri ancora il comportamento.
(segue)