Elementi di psicologia estetica: il legame tra autore e fruitore (I parte)
Cosa lega un autore a chi guarda la sua opera?
L’esperienza estetica è il momento di incontro di un autore e un fruitore. La psicologia estetica è volta all’analisi di questo incontro, alla comprensione e spiegazione degli aspetti della creazione artistica e dell’apprezzamento estetico. Cosa motiva un artista a creare? quali processi psichici sono implicati nella creazione artistica? cosa spinge una persona verso l’arte? quali meccanismi vengono attivati nella percezione artistica?
L’interesse della psicologia estetica è rivolto alle arti visive, e a tutto ciò che nasce con l’intenzione di stimolare un’esperienza estetica: la musica, la letteratura, ecc…. artisti, musicisti, poeti, costruiscono le loro opere seguendo percorsi meticolosi, a partire da un tema preparano, elaborano, concludono mentre i fruitori, cercano, osservano, analizzano, sentono.
La psicologia scientifica ha sempre studiato a fondo i prodotti dell’arte e dell’estetica, per arrivare a conoscere i meccanismi percettivi e visivi, i processi cognitivi, la fantasia ,l’immaginazione, la personalità dell’artista con la sua storia di vita, così come le vicende e le caratteristiche di chi ne fruisce.
L’artista avrebbe prodotto la stessa opera se avesse avuto una vita diversa? Il fruitore avrebbe apprezzato lo stesso dipinto o brano, o monumento, se avesse avuto esprienze diverse?
L’estetica sperimentale è stata forse la prima forma di studio all’interno della psicologia, nuova disciplina scientifica che si andava affermando.
Nel 1860 Gustav Theodor Fechner pubblica i suoi Elementi di psicofisica, è lo studio sperimentale del rapporto che intercorre tra stimoli fisici e relative esperienze psicologiche, pochi anni dopo, nel 1876 raccoglie le sue ricerche nel campo dell’arte nell’opera Avviamento all’estetica, poco prima che Wundt (1879) fondasse il primo laboratorio di psicologia sperimentale,.
Sono poste le basi metodologiche e teoriche dell’estetica sperimentale, la psicologia sperimentale applicata al prodotto artistico. Si studiano le reazioni di piacere/dispiacere di fronte allo stimolo estetico, e la preferenza per stimoli di carattere estetico.
La teoria psicoanalitica promuove qualche anno più tardi, siamo all’inizio del ‘900, nuovi e importanti sviluppi nel settore degli studi dell’arte focalizzati su un ipotizzato legame esistente tra impulsi creativi e motivazioni profonde, con l’obiettivo di comprendere gli elementi irrazionali e intuitivi insiti nelle produzioni artistiche, fino a quel momento valutate soltanto per il contenuto apparente
.Nella sua analisi delll’opera d’arte Freud si muove prevalentemente in due direzioni: una volta a comprendere l’opera e decifrarne il messaggio, l’altra volta a comprendere il rapporto dell’opera con la vita dell’artista che l’ha prodotta, con particolare attenzione al periodo dell’infanzia. E’ nella prima direzione che si collocano i suoi saggi sulla Gradiva di Jensen e sul Mosè di Michelangelo, mentre nella seconda il saggio su Leonardo, dove prova a superare la barriera tra normale e patologico.
Per Freud l’arte, come il sogno è una forma di appagamento sostitutivo:: l’artista ha interrotto il rapporto con la realtà e attraverso le sue opere artistiche cerca di ricostruire questo rapporto, grazie alla fantasia può realizzare i suoi desideri più nascosti, le opere sono elementi tangibili del suo recupero.
L’arte si colloca per Freud in una regione intermedia tra realtà frustrante e fantasia appagante.
Per Melanie. Klein, allieva di Freud, la produzione artistica è un tentativo di riparazione legato alla fantasia inconscia di aver distrutto l’oggetto buono., per Chasseguet-Smirgel, rappresentante della scuola freudiana francese, l’opera creativa ha la funzione di riparazione del soggetto stesso che crea, per Jung l’opera d’arte non è il risultato di un conflitto o di una malattia ma di una vita psichica indipendente dalla coscienza che, attraverso l’analisi, può rivelare i suoi aspetti simbolici di immagini primordiali
(Segue)