da patrizia mattioli | Gen 4, 2016 | Genitorialità
Il diritto all’autonomia: la scelta dell’indirizzo di studi.
L’autonomia, di movimento, affettiva, di scelta, è una competenza che si costruisce a partire dalla nascita e procede parallelamente all’attaccamento e anche grazie ad esso, il bambino comincia a costruire la sua autonomia che è in relazione diretta con le sicurezze che riesce ad acquisire attraverso le cure fornite dalle figure di attaccamento.
Il comportamento di attaccamento ė un comportamento innato che ha la funzione sul piano individuale di ottenere e mantenere la vicinanza di una figura rassicurante e protettiva ogni volta che ci si sente vulnerabili e minacciati nella propria incolumità e sul piano più generale di garantire la sopravvivenza e la riproduzione della specie. Ė una tendenza innata che rimane attiva per tutta la vita anche se opera con maggiore intensità e frequenza nei primi anni, quando la vulnerabilità ai pericoli ambientali è maggiore, e minore la capacità di gestire da soli situazioni di disagio. Per i piccoli delle specie sociali infatti, ogni esperienza di solitudine, anche una breve separazione dalle figure di attaccamento, è un segnale di vulnerabilità potenziale ai pericoli ambientali, e quindi uno stimolo potente per l’attivazione del sistema potenziale dell’attaccamento
I bambini piccoli in grado di camminare, sono fortemente inclini a seguire le loro figure di attaccamento ovunque esse vadano. La distanza alla quale il bambino si sente a suo agio dipende da diversi fattori come l’età, il temperamento, la storia dello sviluppo, il sentirsi affaticato, spaventato o malato, aspetti questi che aumenteranno il comportamento di attaccamento.
La consapevolezza di poter contare sulla protezione e il conforto della figura d’attaccamento in caso di necessità, crea uno stato di sicurezza emotiva da cui è possibile partire per l’esplorazione: esplorazione del mondo esterno e del proprio mondo interiore (i propri sentimenti, i propri pensieri, le proprie preferenze, le proprie predisposizioni).
La Gradualmente il bambino costruisce la propria autonomia, per esempio è in grado di tollerare periodi sempre più lunghi di separazione dai genitori. Questo processo ha nell’adolescenza una spinta tale da provocare un grande cambiamento nel rapporto con i genitori sia per quel che riguarda la vicinanza fisica, sia per quel che riguarda le scelte. Gradualmente i campi in cui i genitori possono esercitare la loro autorità diventano sempre più limitati. I ragazzi cominciano a muoversi in ambienti diversi da quello familiare, a stringere nuove relazioni sociali, a fare scelte diverse da quelle che si aspetterebbero i genitori.
La scuola ė uno dei campi in cui facilmente si generano conflitti tra genitori e figli. Le aspettative dei genitori, sia quelle espresse che quelle non verbalizzate hanno un peso nell’impegno e nel risultato scolastico del figlio.
Per un genitore è indubbiamente difficile trovare la giusta dimensione tra il suo essere una figura di riferimento, il lasciare spazio e il dare indicazioni o imporre scelte per esempio per quel che riguarda l’indirizzo di studi da seguire.
E’ un aspetto che si evidenzia soprattutto nel passaggio tra la scuola media e la scuola superiore, momento in cui spesso i ragazzi non hanno le idee chiare su quello che vogliono fare o meglio magari un’idea ce l’hanno ma non riescono a trasmetterla in modo chiaro e spesso si inseriscono i genitori con i loro progetti, le loro aspettative, le loro convinzioni, a volte le loro frustrazioni.
A volte ė particolarmente difficile per i genitori lasciare i figli liberi di scegliere la scuola da seguire e per i figli rivendicare il diritto di scelta.
Approfittando dell’incertezza dei figli che non sanno ancora cosa fare oppure che stanno per fare una scelta di relazione piuttosto che di passione perché negli ultimi tempi magari hanno fatto più amicizia con alcuni compagni e vorrebbero ritrovarli al primo superiore, alcunI genitori impongono le loro scelte con conseguenze importanti sul rapporto del figlio con la scuola, per esempio il rischio di allungare il suo percorso scolastico o peggio portare al l’abbandono degli studi
A volte i genitori non riescono a percepire il figlio come un individuo autonomo ma lo vivono piuttosto come un prolungamento di se’ perciò tendono a dare per scontato che egli abbia i loro stessi gusti e le loro stesse preferenze; A scuola capita di incontrare situazioni di questo tipo.
Mi è capitato recentemente uno studente del primo anno, portato al Centro di Ascolto dal padre che lo vedeva in grande difficoltà sia come inserimento nella classe (a dicembre aveva ancora pochi contatti tra i compagni, la vicina di banco e il ragazzo al banco davanti al suo) sia come rendimento scolastico, aveva difficoltà di apprendimento e di esposizione.
Parlando poi con il ragazzo da solo, ė venuto fuori che a lui questa scuola proprio non piaceva, non si trovava bene allo scientifico, lui avrebbe voluto prendere il liceo artistico, ma il padre non aveva voluto, voleva che seguisse il percorso che aveva fatto lui. Trovarsi in un contesto che non gli apparteneva lo faceva sentire molto inadeguato e questo aveva ripercussioni su tutto ciò che riguardava la scuola.
Nei colloqui successivi con il ragazzo e con il genitore e alle informazioni avute dagli insegnanti, ė venuto fuori che questo papà faceva molta fatica a percepire il figlio come individuo a se, sembrava lo considerasse più un prolungamento di se stesso, da qui l’istinto di intervenire e prendere decisioni per il suo bene. Le intenzioni erano buone, ma poco calate nella realtà è nei bisogni del ragazzo.
Il ragazzo aveva le sue difficoltà ad esprimere in maniera definita e determinata il suo punto di vista, aveva paura delle reazioni del padre e non voleva deluderlo. Alcuni colloqui sono bastati per riorientare il padre che si è convinto a trasferire il figlio all’indirizzo di studi desiderato.
Intendiamoci, un errore nella scelta scolastica non può creare da solo scompensi, piuttosto si inserisce in un equilibrio delicato, come elemento di stress in più . Se è una cosa che succede spesso, possiamo immaginare che il ragazzo si trovi spesso in situazioni che non gli appartengono e in cui non si riconosce e che si senta poi insicuro.
I genitori in quanto adulti devono fare tutto il possibile per costruire il meglio per i loro figli, ma nel fare questo devono considerare nei propri progetti tutte le caratteristiche del figlio, osservarlo, ascoltare quello che ha da dire, riuscire a distinguere tra quello che ci vuole dire per farci contenti e quello che invece rappresenta davvero se stesso.
Se un padre esprime pareri negativi per esempio su chi non sceglie il liceo scientifico, e poi chiede al figlio che scuola vorrebbe scegliere è probabile che lui risponda quello che il padre vorrebbe cioè il liceo scientifico, ma è anche molto probabile che sia una risposta accondiscendente e non sincera.
Altre volte succede che i genitori non abbiano elaborato adeguatamente la frustrazione legata al mancato raggiungimento di obiettivi personali e potrebbero essere influenzati dalle aspettative mancate nel consigliare o imporre un indirizzo di studi piuttosto che un altro. Il figlio potrebbe rappresentare una possibilità di riscatto, più o meno consapevolmente.
D’altra parte alcuni figli possono avere particolare difficoltà a riconoscere o ad affermare una propria preferenza: non mandando segnali chiari su quello che vogliono, impediscono ai genitori di farsi un’idea, di riconoscerlo come diverso dalle proprie aspettative.
La difficoltà di questi figli può essere in relazione alla dinamica dell’attaccamento, un attaccamento insicuro per esempio, impedisce l’acquisizione della capacità di affermarsi e il bambino sente che il rapporto con i genitori ė stabile solo se lui limita la sua autonomia oppure il bambino non riesce ad avere un senso stabile e definito di se se non attraverso la completa adesione ai genitori. Perciò è facile che venga accettata o subita una scelta che non gli appartiene, in funzione della stabilità della relazione di attaccamento e in definitiva in funzione della stabilità di sé, a scapito di altro. Sono situazioni che, come abbiamo visto, vengono poi fuori prevalentemente come sintomi, nel nostro caso la difficoltà scolastica.
Come genitori abbiamo un maggiore peso nella relazione, perciò dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per riconoscere i figli come persone diverse da noi, a cominciare dalle loro preferenze, come anche il dovere di essere consapevoli delle nostre debolezze, pensare per esempio agli obiettivi che abbiamo mancato e tenerli sotto controllo per evitare di imporli più o meno direttamente ai figli.
da patrizia mattioli | Lug 4, 2013 | Genitorialità
Diventare adulti
Insicuri ma con una grande voglia di cominciare a fare da soli, non capiscono come i genitori, non se ne rendano conto.
I ragazzi presto comprendono che l’essere riconosciuti come adulti non è dato dal semplice fatto di esserci diventati ma che è un percorso, per niente facile, che si copre gradualmente, al cui traguardo c’è la propria indipendenza e l’accettazione delle proprie responsabilità.
La prima difficoltà è perciò quella di convincere, con i fatti più che con le parole, i genitori o comunque gli adulti che si è in grado di fare, che non ci si metterà in guai troppo seri, che questo non comporterà l’annullamento dei legami familiari, che fare e pensare cose diverse non significherà rifiutare o rinnegare i principi familiari, le vere paure nascoste dietro alle rigidità, alle critiche e ai divieti genitoriali più severi.
Quanto si riuscirà a farlo sarà in relazione alla stabilità o instabilità dell’atmosfera familiare: l’impressione di poter rivendicare diritti e doveri in modo chiaro e realistico sarà proporzionale alle scelte e rotture che da questo dipenderanno, a quanto si sente di poter contare sul sostegno e la protezione dei propri genitori in caso di difficoltà. Se ci si può contare poco, le richieste di autonomia potranno prendere strade complicate.
La scuola è un’area in cui spesso si esprimono i contrasti rispetto alla libertà e all’autonomia. Non ci si trova quasi mai d’accordo: quale scuola scegliere, quanto tempo da dedicare allo studio sempre poco per i genitori, troppo per il ragazzo o viceversa.
comunicascuola.it
A volte i genitori pretendono più o meno consapevolmente di recuperare i progetti sacrificati durante la loro adolescenza, oppure di imporre il loro come l’unico modo possibile di affrontare gli impegni. Presi dalle responsabilità e dai pensieri fanno riferimento solo a se stessi. Parlano chiedono vorrebbero sapere tutto, capire cose e comportamenti mentre i ragazzi vorrebbe essere interpretati e capiti senza bisogno di parlare, perché da soli spesso non si capiscono e vorrebbe essere aiutati senza doverlo chiedere troppo direttamente.
Chiedono rispetto per il silenzio. Pressati e controllati i ragazzi interpongono altro silenzio a difesa di uno spazio interiore che da poco comincia a prendere forma. C’è sempre il pericolo, o meglio la paura, di tornare dipendenti come quando si era bambini.
Momenti di spavalda autonomia si alternano alla ricerca di rassicurazione.
Può sembrare ed essere vissuto come un atteggiamento contraddittorio, ma è la forma che normalmente assume la strada verso l’autonomia.
da patrizia mattioli | Set 28, 2012 | Adolescenza
Adolescenti che sofferenza!
Ogni adolescente ha le sue caratteristiche individuali uniche e irripetibili, ma ci sono aspetti di base che accomunano tutti gli individui adolescenti, per lo meno quelli delle ultime generazioni appartenenti alla cultura occidentale.
Sono aspetti di sensibilità e vulnerabilità che viviamo anche una volta adulti, ma che assumono nell’adolescenza caratteristiche particolare ed emergono all’interno dei particolari passaggi della crescita.
Il corpo che cambia
Il primo è quello del cambiamento corporeo.
La perdita del corpo infantile che avviene a seguito dello sviluppo puberale, ha ripercussioni importanti sul piano dell’identità personale soprattutto se il corpo ne rappresenta uno degli elementi principali (se cioè si hanno pochi altri elementi per mantenere un senso di continuità nel passaggio dall’infanzia all’età adulta).
Non ci troveremo più, nel corso della vita, ad affrontare un cambiamento così radicale nell’aspetto fisico, come quello che avviene durante l’adolescenza, se non in caso di gravi incidenti o malattie (per le donne va considerato il caso della gravidanza che comporta un notevole cambiamento fisico in un breve periodo di tempo).
Normalmente, il corpo cambia così lentamente da dare quasi l’impressione che resti fermo. Questo permette di adattarsi gradualmente ai cambiamenti dovuti al passare del tempo.
Il cambiamento che avviene durante lo sviluppo invece, comporta una revisione totale dell’identità corporea, costringendo l’individuo adolescente a passare abbastanza velocemente da un corpo bambino ad un corpo adulto.
Il corpo che cambia rapidamente attrae l’attenzione del/lla ragazzo/a che passa molto tempo davanti allo specchio e si confronta continuamente con gli altri: nessuno è mai soddisfatto del proprio corpo. Ne deriva un senso di estraneità e di inadeguatezza che sono tra le cause della grande sensibilità in questa età, al giudizio degli altri, soprattutto a quello dei coetanei, proprio per il bisogno di avere una conferma esterna dell’accettabilità del corpo anche dopo il cambiamento.
Da adolescenti poi, per una forma di egocentrismo adolescenziale, si pensa di essere sempre al centro dell’attenzione degli altri e questo aumenta ancora di più la sensibilità al loro giudizio.
Anche il pensiero cambia
Il secondo passaggio importante è quello che viene definito lo sviluppo del pensiero astratto.
La maturazione del sistema nervoso consente nell’adolescenza di sviluppare la capacità di andare oltre i fatti concreti elaborando ipotesi e teorie sulla realtà al di là di quella vissuta personalmente.
Tale capacità, che permette di assumere una posizione più distanziata e critica nei confronti di se stessi e degli altri, non sempre viene vissuta come un’acquisizione positiva. Quando si comincia ad avere consapevolezza dei proprii e degli altrui sentimenti, il mondo sembra improvvisamente più complicato e ambiguo e le ondate di pensieri e sentimenti che assalgono possono sopraffare lapersonale capacità di affrontarli. Per questo a volte c’è bisogno di allontanarsi dal mondo sociale (ritirandocsi in se stessi) o dalle riflessioni in generale (scegliendo attività magari considerate superficiali ma che permettono di non pensare).
Il cambiamento di atteggiamento nei confronti della realtà, permette una nuova consapevolezza del proprio sé che risulta però diviso in un Sé reale, costituito dai sentimenti più intimi e dalle idee personali da tenere segreti, e un Sé apparente costituito dalle caratteristiche da mostrare agli altri. Questo darà un senso di precarietà e vaghezza al senso di identità personale, che si risolverà solo alla fine dell’adolescenza.
Come si modifica il rapporto con i genitori?
Rendersi conto che la realtà può essere interpretata secondo diversi punti di vista, porta ad una visione più relativistica di quello che la realtà è. E questo introduce il terzo passaggio che riguarda la separazione dalle figure genitoriali. Separazione che va intesa più in senso emotivo che fisico dal momento che la maggior parte degli adolescenti non si allontana ancora dalla famiglia.
I genitori che durante l’infanzia e la fanciullezza erano considerati come depositari di verità e valori assoluti, ora vengono considerati come persone comuni (relativizzati appunto), con le insicurezze e i problemi che caratterizzano la vita di tutti e quindi anche meno essenziali per la conferma della propria identità, conferma che comincia a essere ricercata nei rapporti extrafamiliari: nell’amicizia, nei rapporti sentimentali, con altri adulti.
Durante l’adolescenza si passa gradualmente da uno stato in cui l’aiuto, la guida, il sostegno, l’approvazione e la rassicurazione provengono dai genitori (dipendenza), a uno stato intermedio in cui il sostegno e l’approvazione provengono dalle amicizie (non poter sperimentare rapporti di amicizia o relazioni sentimentali durante l’adolescenza è all’origine di profondi sentimenti di solitudine), dai rapporti sentimentali, dai rapporti con altri adulti, per arrivare allo stato in cui si è in grado di pensare, valutare, fare scelte, prendere decisioni, seguendo il proprio punto di vista, senza grossi incoraggiamenti esterni (autonomia). Durante questo percorso si susseguono vari stati emotivi: la rabbia (nei confronti dei genitori per la scoperta dei loro limiti), la colpa (per l’allontanamento da loro), il senso di indipendenza (dopo aver ritrovato un equilibrio) e tutto avverrà tanto meno dolorosamente, quanto più stabile e sicuro sarà stato l’attaccamento. Quando da adolescenti si manifestano problemi personali (per esempio una flessione più o meno prolungata dell’impegno scolastico), questi sono quasi sempre legati alle rielaborazioni emotive dei legami di attaccamento (cioè al cambiamento dell’immagine dei genitori, alla relativizzazione dei valori e delle norme familiari, alla separazione più o meno concreta dalla famiglia)
Essere adolescenti significa trovarsi in uno stato di generale sensibilità e vulnerabilità in cui il giudizio, la considerazione e il riconoscimento da parte degli altri assumono un’importanza particolare. L’insicurezza e la vergogna sono sentimenti all’ordine del giorno. E’ tra questi temi, che attraversano trasversalmente questa fase di crescita, che si orienta l’individuo adolescente.
Naturalmente essere adolescenti significa molte altre cose.