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La comunicazione patologica

Abbiamo visto (Le Regole della Comunicazione) che gli studiosi del Mental Research Institute di Palo Alto hanno individuato alcune proprietà della comunicazione.  Queste proprietà agiscono indipendentemente dalla nostra consapevolezza. Se vengono rispettate danno luogo ad una comunicazione efficace al contrario la comunicazione risulta disturbata quando cerchiamo di evaderle. Vediamo come

Impossibilità di non-comunicare
Ogni volta che vogliamo evitare di impegnarci in una comunicazione, noi cercherermo di mettere in atto tentativi di non-comunicazione.
Mettiamo il caso di trovarci nella sala d’aspetto del dentista con un estraneo che per passare il tempo dell’attesa vuole parlare con noi mentre noi non ne abbiamo nessuna voglia. Non possiamo andarcene e non possiamo non-comunicare. Vediamo cosa possiamo fare:
– possiamo rifiutare la comunicazione facendo capire al nostro interlocutore che non vogliamo parlare con lui. Questo atteggiamento però potrebbe essere considerato maleducato e oltre a farci trovare in un pesante silenzio, non ci avrà evitato di parlare con quella persona;
– possiamo accettare la comunicazione rassegnandoci a comunicare, sperando che il nostro interlucutore si stanchi presto;
– possiamo squalificare la comunicazione rispondendo in modo vago,contraddicendoci, cambiando argomento, dicendo frasi insensate;
– infine possiamo comunicare attraverso il sintomo facendo finta di non avere capito, di avere sonno, di stare male, qualsiasi cosa che ci aiuti a giustificare la nostra impossibilità di comunicare. Quello che trasmettiamo in questo caso in effetti è: “mi piacerebbe parlare con lei ma non posso”. Anche il sintomo è una forma di comunicazione, è un messaggio non-verbale.

La struttura di livello della comunicazione (contenuto e relazione)
Molte difficoltà di comunicazione sono dovute alla confusione che facciamo tra aspetti di contenuto e aspetti di relazione di un problema.
Mentre cerchiamo di metterci d’accordo sul piano del contenuto, spesso il problema è sul piano della relazione. Al di là di ogni contenuto, ciò che comunichiamo in ogni messaggio è come ci vediamo noi rispetto alla persona con cui stiamo parlando: per esempio se ci vediamo come amici possiamo avanzare un invito a cui la persona in questione può rispondere in tre modi:
– può confermarlo per esempio acccettando l’invito;
– può rifiutarlo per esempio rifiutando l’invito
– può disconfermarlo per esempio ignorando l’invito. Immaginiamo un mondo in cui possiamo fare ciò che vogliamo ma dove nessuno si accorge di noi, perderemmo il nostro senso di identità molto presto. Che ciascuna parte di una comunicazione si accorga del punto di vista dell’altro è la condizione che consente un’interazione efficace e non disturbata.

La punteggiatura della sequenza di eventi
Se non si risolvono le discrepanze relative alla punteggiatura delle sequenze, la comunicazione arriverà ad un punto morto dove ci si lanciano reciprocamente accuse di cattiveria e pazzia.
Differenze nelle punteggiature si hanno normalmente quando nei casi in cui almeno uno dei due comunicanti è all’oscuro di alcuni fatti senza saperlo. Se lasciamo continuamente messaggi in segreteria ad una amica che non ci richiama (mettiamo che lei non sappia di avere la segreteria rotta) potremmo considerare questo come segnale di un suo disinteresse nei nostri confronti, lei d’altra parte potrebbe considerare che noi non teniamo a lei dal momento che non ci facciamo mai sentire. Da qui in poi potremmo entrambe decidere di allontanarci oppure cercare di contattarci per capire cosa è successo.
In questo caso un fatto esterno impedisce di punteggiare correttamente la sequenza di eventi. Più spesso capita di non conoscere le sequenze di pensiero dell’altro, il ragionamento che ha fatto per arrivare a quella conclusione e a quel comportamento che ci è sembrato offensivo.
In linea di massima non è corretto ritenere che un interlocutore abbia il nostro stesso grado di informazioni e che tragga le nostre stesse conclusioni, ma sembra un fatto inevitabile determinato dalla necessità di operare una selezione sui dati sensoriali a cui siamo sottoposti continuamente per impedire che i centri più elevati del cervello vengano sommersi dalle informazioni irrilevanti.
Alla base di molte incomprensioni c’è la convinzione profondamente radicata che esiste soltanto una realtà, la nostra, e che ogni opinione diversa dipenda dall’irrazionalità dell’altro o dalla sua mancanza di buona volontà. Si stabiliscono così dei circoli viziosi che non si possono interrompere a meno che la comunicazione stessa non diventa oggetto di comunicazione. Per fare questo però dobbiamo essere fuori dal circolo vizioso.
Nei casi in cui si presentano discrepanze sulla punteggiatura c’è conflitto su ciò che si considera la causa e su ciò che si considera l’effetto in un’interazione.
Questo ci porta al concetto di profezia che si autodetermina. Il dare una cosa per scontata equivale alla “profezia che si autodetermina”.E’ il comportamento che provoca negli altri una reazione alla quale quel dato comportamento sarebbe la risposta adeguata. Se per esempio una persona è convinta di non piacere a nessuno, tenderà a mettere in atto comportamenti sospettosi, difensivi o aggressivi ed è probabile che questi stimolino negli altri reazioni di antipatia che confermeranno la convinzione di fondo di non piacere a nessuno. L’aspetto importante di questa sequenza è che la persona in questione è convinta di reagire ai comportamenti degli altri e non di provocarli.

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Errori nella traduzione del materiale analogico in numerico
Tradurre un messagio analogico in numerico può comportare degli errori.
I messaggi analogici, come abbiamo visto, danno indicazioni sulla natura della relazione tra le persone che stanno comunicando, se ci sono controversie tra loro sul significato da dare ad un certo messaggio analogico, viene automaticamene fatta la traduzione numerica che consente di mantenere costante l’idea che preesistente su quella relazione.
Portare un dono è un esempio di comunicazione analogica che può essere interpretata in vario modo da chi lo riceve: come segno di affetto, come tentativo di corruzione, o di  ringraziamento o altro. Il mazzo di fiori inaspettato da parte del marito può essere interpretato dalla moglie gesto d’amore o come il tentativo di coprire una colpa inconfessabile.
Abbiamo detto che il linguaggio numerico è particolarmente adatto per comunicare a livello di contenuto e mentre quello analogico da indicazioni a livello di relazione. Nel tradurre il materiale analogico in numerico è necessario tradurre funzioni che mancano al modulo analogico, una di queste è la negazione. E’ semplice infatti trasmettere un messaggio analogico del tipo “ti aggredirò”, ma è estremamente difficile trasmettere “non ti aggredirò”. Quello che si verifica, paradossamente, è che nel tentativo di dimostrare di non avere l’intenzione di fare del male, stimoliamo reazioni di paura e di allontanamento che stimolano in noi disperazione(che rende ulteriormente necessario dimostrare che non vogliamo fare del male): la disperazione di essere respinti e di non poter dimostrare che non abbiamo intenzione di fare del male.
Il modo migliore per segnalare una negazione sembra che sia quello di proporre l’azione che si vuole negare senza poi portarla a termine, come fanno anche gli animali.

Patologie dell’interazione simmetrica e complementare
Nella comunicazione la simmetria e la complementarietà non sono in se stesse “buone” o “cattive”, sono soltanto le due categorie fondamentali in cui si possono dividere gli scambi della comunicazione ed hanno entrambe la stessa importanza. In una relazione sana è necessaria la presenza di entrambe. Nelle relazioni simmetriche è sempre presente il pericolo della competitività. La patologia dell’interazione simmetrica è quindi caratterizzata da uno stato più o meno aperto di guerra. Quando i partner di una relazione simmetrica arrivano alla rottura, è perché uno dei due arriva a rifiutare l’altro. Nelle relazioni complementari la patologia equivale a disconferme del sé dell’altro piuttosto che a rifiuti.