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Se, come ho scritto in un precedente post, le vacanze possono essere una fuga da se stessi e dai problemi, più spesso sono al contrario un recupero di questo rapporto, il recupero degli stati d’animo, delle emozioni, dei bisogni che per far fronte alle responsabilità quotidiane, rimangono sullo sfondo.

La vacanza è il tempo del recupero delle relazioni, e di quella con se stessi prima di tutto.

Allontanandoci dai luoghi abituali ricerchiamo esperienze diverse, che stimolino la mente a cambiare assetto e a interrompere gli schemi abituali a favore di ritmi più personali.

Riportiamo così sotto il controllo personale, perlomeno temporaneamente, la gestione del tempo, non più scandito da orari o impegni lavorativi.

In vacanza siamo, giustamente, al centro della nostra attenzione, dei nostri pensieri, dei nostri programmi.

Se le vacanze riescono ad assolvere la loro funzione, il rientro può essere paradossalmente più difficile. Rimettere in secondo piano molte esigenze, a cominciare dalla libertà di scegliere cosa fare della nostra giornata, è particolarmente difficile quando la routine quotidiana è fatta di ritmi frenetici, poco rispettosi dei tempi/bisogni personali, che non ci rendiamo conto di vivere mentre siamo “dentro” (l’essere umano si adatta a qualsiasi condizione), ma che risultano particolarmente insopportabili al ritorno da una vacanza dove abbiamo sperimentato altro.

Fuori dalle abitudini quotidiane, guardando le cose con distacco e occhio critico, ci rendiamo conto dell’assurdità dei ritmi che sosteniamo normalmente. Dalla “distanza” delle vacanze, si vedono le cose da un altro punto di vista, facilmente si elaborano propositi di cambiamento da realizzare al rientro: cambiamento di ritmi, cambiamenti di lavoro, di relazioni. Non sempre ci si riesce.

Dovremmo approfittare subito, appena rientrati, dei buoni propositi e delle rinnovate energie accumulate nel periodo di sospensione, per mettere in atto i cambiamenti, se facciamo passare troppo tempo rischiamo di essere di nuovo fagocitati dal meccanismo perverso della routine e di rientrare nel solito tran tran che, senza rendercene conto, dopo un malessere iniziale (la cosiddetta sindrome del rientro), ci sembrerà di nuovo normale. È un effetto collaterale delle vacanze.

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